Relazione attesa nei prossimi giorni
Palamara e caos intercettazioni, ispezionato il server di Rcs: “Csm doveva ascoltarci prima”

Udienza rinviata in attesa dell’esito dell’ispezione del server dove sono transitate le intercettazioni, effettuate con il trojan, nei confronti di Luca Palamara, l’ex consigliere del Csm indagato per corruzione e per fuga di informazioni all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura. La procura di Perugia ha depositato nell’udienza preliminare di questa mattina, lunedì 17 maggio, il decreto con cui le procure di Napoli e Firenze hanno disposto l’ispezione sul server Rcs presente a Napoli. Ispezione che è avvenuta venerdì scorso ad opera della polizia postale e il cui esito verrà reso noto nei prossimi giorni in una relazione.
L’udienza davanti al gup (Piercarlo Frabotta) di Perugia slitta al 27 maggio in attesa degli accertamenti sull’utilizzo del trojan fornito ai magistrati dalla società milanese Rcs, il cui responsabile tecnico, Duilio Bianchi, è stato sentito in udienza lo scorso 3 maggio dopo che davanti ai magistrati di Firenze, dove è sotto inchiesta per frode nelle pubbliche forniture, falso ideologico in atto pubblico per induzione e falsa testimonianza innanzi al Csm, aveva dichiarato che un server delle intercettazioni dell’inchiesta Palamara era a Napoli.
Dal decreto di ispezione emerge che oltre a Bianchi ci sono anche altri tre indagati, dirigenti della società Rcs, dai pm della procura di Napoli. Raggiunto dall’Adnkronos, l’avvocato Benedetto Buratti, che insieme a Roberto Rampioni e Mariano Buratti, difende l’ex magistrato Palamara, spiega che “dal decreto di ispezione emergono inquietanti conferme” perché “si afferma chiaramente che Rcs abbia contravvenuto alle regole dettate dalla Procura di Napoli ignara del server centralizzato di proprietà privata per la gestione delle intercettazioni di tutte le procure italiane”. Un modus operandi quello della Rcs che “non è mai stato comunicato a Napoli né alle altre Procure”. Secondo Buratti “non è neppure possibile sapere se potranno essere recuperati tutti i dati” perché c’è “l’impossibilità di spegnere gli impianti per non compromettere le attività di intercettazione attualmente in corso”.
Il collegio difensivo di Palamara conclude poi con un’amara considerazione: “Pur soddisfatti per quanto sta emergendo non possiamo che ricordare come tali accertamenti fossero stati richiesti alla Sezione Disciplinare del Csm che ha preferito ascoltare la sola versione della Rcs poi rivelatasi inveritiera”.
Intanto la scorsa settimana, stando a quanto riportato dal quotidiano “La Verità“, il procuratore di Napoli Giovanni Melillo ha sospeso le attività di Rcs con un provvedimento adottato lo scorso 4 maggio. Melillo ha disposto “la sospensione, con effetto immediato, e fino a nuova disposizione, dell’affidamento alla società Rcs Spa, di nuovi incarichi di fornitura di prestazioni funzionali per lo svolgimento di attività di intercettazione telematica passiva ed attiva…”.
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