La sentenza dopo 10 ore di Camera di Consiglio
Palamaragate, il Csm condanna 5 ex togati: sospesi per la cena all’Hotel Champagne
Procure nel caos, magistratura nella bufera: e il Palamaragate non finisce mai. È arrivata nella serata di oggi la sentenza della sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura che, al termine di una lunga camera di consiglio, di circa 10 ore ha condannato alla sospensione dalle funzione cinque ex togati. Si tratta di Luigi Spina, Gianluigi Morlini, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre e Corrado Cartoni. Il procedimento riguardava la riunione del 9 maggio 2019 all’hotel Champagne a Roma, alla quale avevano partecipato Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) e membro del Csm, lo “zar delle nomine”, radiato nel 2020 dal Consiglio a seguito di un indagine sul sistema nelle correnti della magistratura. Alla riunione anche i deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri.
La Procura Generale della Cassazione aveva chiesto il massimo della sospensione, due anni e un anno a seconda. I legali il proscioglimento degli assistiti. Il “tribunale delle toghe” ha sanzionato Lepre, Morlini e Spina – all’epoca rispettivamente capogruppo di Unicost, presidente della Commissione sugli Incarichi direttivi e relatore della nomina sul procuratore di Roma – con la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio per un anno e 6 mesi. Per Cartoni e Criscuoli ha invece disposto la sospensione per nove mesi. Verrà corrisposto un assegno alimentare. Contro il verdetto emesso dalla disciplinare i 5 ex togati potranno presentare ricorso davanti alle sezioni unite civili della Cassazione. La sospensione, per gravità, è la seconda sanzione dopo la rimozione dall’ordine giudiziario, inflitta quasi un anno fa a Palamara, che quindi paga più di tutti.
“Non ha partecipato ad accordi – ha riferito l’avvocato Mario Serio, difensore di Criscuoli – non ha tradito la propria funzione e nulla prova che facesse parte di una conventicola che trattava affari riservati. Si è trovato nel vortice delle ambizioni incontrollate di due potenti esponenti della magistratura associata, quelle di Palamara e Ferri”. Secondo il legale l’ex togato fu “accalappiato” da Ferri con un “invito strumentale” a cena e che la partecipazione di Criscuoli – che ha emesso la sentenza del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido nel 1996 da alcuni esponenti di Cosa Nostra come atto intimidatorio nei confronti del padre collaboratore di giustizia – all’incontro fu “silente e inattiva”.
Spina ha invece negato di aver fatto il “doppio gioco” a sostegno del Procuratore Generale di Firenze Marcello Viola con i colleghi di Unicost, di cui era capogruppo, e con i quali aveva concordato l’appoggio al procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. E ha negato qualsiasi “programma comune” con Palamara, definendosi piuttosto un “ostacolo” per la sua fermezza nel supportare Creazzo.
La cena all’Hotel Champagne
I cinque ex togati secondo la sentenza avrebbero preso parte a quella riunione all’Hotel Champagne. All’epoca Palamara era già stato messo sotto controllo dal trojan. All’albergo in via Principe Amedeo, alle spalle della stazione Termini, usato spesso come appoggio dai magistrati non romani, l’incontro con Lotti e Ferri. Al centro di quel vertice da “risiko delle nomine” la Procura di Roma: la poltrona contesa era quella del Procuratore Capo Giuseppe Pignatone.
Nonostante quel gruppo avrebbe sostenuto il Pg di Firenze Marcello Viola, quella poltrona sarebbe diventata di Michele Prestipino – il Consiglio di Stato ha respinto l’istanza cautelare con la quale proprio Prestipino aveva chiesto la sospensione della sentenza che ha sancito l’illegittimità della sua nomina a procuratore di Roma; il Consiglio ha anche accolto il ricorso di due dei candidati esclusi, il Pg di Firenze Viola (sul quale puntavano a sua insaputa in quella riunione Lotti e Palamara in nome della “discontinuità” con Giuseppe Pignatone) e il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. Del caos su Roma il Csm tornerà a occuparsi la prossima settimana.
Tre settimane dopo quell’incontro la Procura di Perugia, competente per i magistrati in servizio a Roma, consegnava un avviso di garanzia per corruzione a Palamara. Era l’inizio del Palamaragate, Magistratopoli, il “Sistema” della magistratura, più grande di certo di Palamara (che lo scorso luglio è stato intanto rinviato a giudizio per corruzione).
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