La decisione del Csm
Palamaragate, per la cena all’hotel Champagne paga solo l’ex pm: agli altri cinque “un buffetto”
Poco più di un buffetto. Si è concluso ieri a Palazzo dei Marescialli, con sospensioni dal lavoro da un anno e mezzo ai nove mesi, il processo disciplinare nei confronti dei cinque togati che la sera del 9 maggio del 2019 parteciparono all’incontro all’hotel Champagne di Roma con Luca Palamara e i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti. Fra gli argomenti di discussione della serata, la nomina del nuovo procuratore di Roma.
Secondo la Procura generale della Cassazione, i cinque hanno tenuto “un comportamento gravemente scorretto nei confronti degli altri colleghi magistrati componenti del Consiglio superiore della magistratura” e “idoneo a influenzare, in maniera occulta, la generale attività funzionale della Quinta commissione dell’organo di autogoverno”, competente sulle nomine degli incarichi direttivi. Palamara, che era stato processato da solo e per il quale è arrivata nei mesi scorsi anche la conferma della radiazione da parte delle Sezioni unite della Cassazione, e dunque ha pagato per tutti, avrebbe avuto un proprio interesse a far nominare per quell’incarico il procuratore generale di Firenze Marcello Viola. Con la nomina di quest’ultimo al posto di Giuseppe Pignatone, Palamara avrebbe regolato alcuni conti che aveva in sospeso con alcuni colleghi, ad esempio l’aggiunto Paolo Ielo che era stato fra i firmatari della segnalazione inviata a Perugia sui suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti.
“Credevamo nella candidatura di Creazzo a procuratore di Roma e mi pesa sulla coscienza che io possa essere stato visto come un traditore. Ma non è vero: non ho tradito la lealtà che dovevo al mio gruppo, agli altri consiglieri. Quello che si decideva insieme era sacro e lo rispettavamo”. Sono state le parole di Luigi Spina, esponente di Unicost, la corrente di Palamara. Spina ha negato con di aver fatto il “doppio gioco” con i suoi colleghi di Unicost al Csm, di cui era il capogruppo e con i quali aveva concordato di appoggiare la candidatura del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. A sostegno della propria tesi Spina aveva prodotto alcune delle intercettazioni dell’inchiesta di Perugia a carico di Palamara. Per la Procura generale, invece, Spina era la “longa manus” al Csm di Palamara. Tesi respinta al mittente dal diretto interessato secondo cui “con Palamara non avevo alcun programma comune, lo conoscevo, ma non facevo parte del suo mondo, non avevo mai partecipato a incontri, e semmai sono stato un ostacolo”.
Spina ha anche voluto sottolineare di aver “sempre detto chiaramente che non avrei lasciato l’appoggio a Creazzo, non ho mai avuto nessuna volontà di danneggiarlo né di provare a fargli ritirare la candidatura. Avevo espresso fastidio per l’invadenza di Palamara, doveva avere rispetto per le decisioni del gruppo, tanto che da altre intercettazioni emerge la sua volontà di cercare altre strade”. “Non ha tradito le sue funzioni istituzionali” ed è ingiusto ritenerlo “l’alter ego di Palamara” ha detto il suo difensore, l’avvocato Donatello Cimadoro, in sede di replica. Dichiarazioni spontanee anche per un altro togato, Antonio Lepre, esponente di Magistratura indipendente, che ha parlato di una “vicenda dolorosa che rappresenta un travaglio e una sofferenza devastanti”.
Lepre ha ricordato di non essere stato a conoscenza della riunione, “di non conoscerne oggetto e partecipanti” ma di essere stato “colto alla sprovvista” rientrando dopo cena con la moglie in albergo, lo stesso che ospitava l’incontro, e vedendo i colleghi in una saletta attigua alla hall, “di non essere stato invitato, di essere rimasto il tempo necessario per non apparire scortese e di essere andato via per primo”. Lepre, che poi voterà il pg di Firenze in Commissione per gli incarichi direttivi, ha voluto ricordare che “in virtù degli oggettivi e robusti titoli di Viola, confidavo in quell’ampia maggioranza che effettivamente si concretizzò poi in Commissione”. A favore di Viola si era inizialmente espresso anche Piercamillo Davigo. Salvo poi, scoppiato il Palamaragate, convergere su Michele Prestipino. Il processo era iniziato un anno fa.
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