Tra Cina e Stati Uniti, i dazi non sono l’unico problema. Perché quella in corso tra Donald Trump e Xi Jinping è una sfida che serve a ridisegnare un nuovo equilibrio tra le due superpotenze. E uno dei dossier più bollenti rimane quello di Panama. Il canale e il pericolo che finisca in mano cinese è sempre stato un problema in cima all’agenda di The Donald.

L’importanza di Panama

E ieri, a confermare l’importanza dello Stato centroamericano per l’agenda Usa, è stato anche il capo del Pentagono, Pete Hegseth. Gli Stati Uniti “non vogliono la guerra con la Cina”, ha detto il segretario alla Difesa, ma “dobbiamo prevenire la guerra scoraggiando con fermezza e vigore le minacce cinesi in questo emisfero”. Pechino, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, ha risposto accusando gli Usa di rilanciare notizie false per nascondere la volontà di controllare Panama. Ma è chiaro che la partita tra le due superpotenze non è affatto conclusa.

Accordo fermo

Dopo la decisione cinese di fermare l’accordo per cedere i porti panamensi controllati dalla Ck Hutchison (di Hong Kong) al gruppo guidato dalla BlackRock (quindi Usa), è arrivata la “bomba” di Trump con i dazi. Un attacco che colpisce soprattutto Pechino. Ieri Washington e Panama hanno firmato un accordo per la sicurezza di quel “collo di bottiglia” e per risolvere il nodo dei pedaggi. Ed Hegseth è stato chiaro: “Gli Stati Uniti non permetteranno alla Cina comunista o a qualsiasi altro Paese di mettere a repentaglio il funzionamento o l’integrità del Canale”.