Era andato in un ufficio comunale nella Striscia di Gaza per ritirare il certificato di nascita dei suoi due gemelli quando gli arriva la telefonata: “Un missile ha colpito la casa della tua famiglia”. Risultato: moglie e i due neonati, Aysal e Aser, un maschietto e una femminuccia nati appena quattro giorni prima, sono morti. La vicenda, che riassume l’ennesima strage di civili, viene riportata dalla Cnn attraverso un freelance presente a Deir al Balah, nel cuore della Striscia, che racconta il dramma vissuto dal neo papà Mohammad Abu Al Qumsan.

Gemellini uccisi, papà era andato a ritirare certificato nascita

L’uomo è disperato quando arriva all’ospedale dove hanno portato la moglie e i due figli. La tragedia- secondo l’emittente americana – è avvenuta martedì 13 agosto quando Mohammad è andato in un ufficio di Deir al-Balah per ritirare il certificato di nascita dei suoi due gemelli. Poi la telefonata che annuncia il dramma (“un missile israeliano ha colpito l’appartamento della tua famiglia”) e la corsa in ospedale per vederli.

Gemellini uccisi, Idf: “Non ne sappiamo nulla”

L’esercito israeliano, così come riporta il Times of Israel, spiega di “non avere informazioni in merito ai resoconti provenienti dalla Striscia di Gaza secondo cui i gemelli neonati di un palestinese e la moglie sarebbero stati uccisi dai bombardamenti israeliani”. Mohammad ha spiegato all’Associated press di non sapere “cosa sia successo, mi hanno detto che è stata una granata a colpire la casa”.

L’uomo aveva sposato la moglie Jumann Arafa appena un anno fa. Il 10 agosto scorso la nascita dei due gemellini con alcuni amici della coppia che sui social avevano lanciato un crowdfunding per aiutare “Jumann a partorire”. Perché in questi 10 mesi di guerra a Gaza è quasi impossibile partorire in ospedale e le conseguenze spesso si rivelano anche letali tra emorragie, infezioni e convulsioni. Il sistema sanitario è al collasso e “l’accesso tardivo alle cure rappresenta un rischio per la salute delle donne incinte e dei loro bambini” spiegano da Medici senza frontiere. A marzo il ministero della Sanità di Gaza stimava che ci fossero circa 50mila donne in attesa di partorire. L’organizzazione mondiale della Sanità calcola una media di 180 parti al giorno, di cui il 15% ha bisogno di cure mediche aggiuntive per le complicazioni legate alla gravidanza.

Tornando al dramma della coppia palestinese, l’Associated press spiega Mohammed e la moglie avevano seguito le indicazioni di Israele e così ad inizio guerra aveva lasciato Gaza City per andare a Rafah, nel sud della Striscia. Poi un mese fa un nuovo spostamento forzato con destinazione Deir al-Balah, in uno dei pochi edifici ancora in piedi nel centro della Striscia. Il tutto in attesa di lasciare la striscia e trovare accoglienza altrove.

 

 

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