Papa Francesco, il pastore argentino che ha scelto di essere uomo tra gli uomini. Quella sfida religiosa al nichilismo

Foto Vatican Media/LaPresse 24 Novembre 2024 Cronaca Città del Vaticano. - L'Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE Foto Vatican Media/LaPresse 24 Novembre 2024 Cronaca Città del Vaticano. - L'Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE

Essere stato un Papa in tempi di transizione, e guardare verso un futuro ancora incerto, è stata un’impresa che a Francesco ha richiesto un coraggio titanico. La sua scelta di “normalità” ha peraltro radicalizzato il disappunto di chi si attendeva solo una guida muscolare per una confessione religiosa. Ma in questo frangente, in un mondo in cui dilagano già voci che cedono all’estremismo, è ancora di più compito delle religioni prendersi cura dell’umano. E maggiormente dello spirito, per offrire alla società una qualche prospettiva e una chiave di lettura ancora credibile oltre che comprensibile all’Occidente disorientato e stanco.

È richiesta una visione attuale, attenta al cambiamento. Capace di reinterpretare senza tradire la tradizione. Soprattutto di prospettare ancora un senso ultimo che nasce da un sentimento religioso capace di dare un senso altro al vivere, senza abbandonarsi a sbrigative riletture. Un senso non alternativo ma neppure convenzionale oltre che conveniente. Questo è l’imperativo etico che accomuna oggi tutte le fedi. Questo il compito che fronteggia ogni Pontefice. Oggi ancor di più, in un’epoca che non crede più a nulla. Le sfide, oltre quella faticante di essere argine al muscolarismo politico, riguardano uno sconvolgimento delle identità e un rimescolamento dei significati su cui le religioni, tutte, sono chiamate ad accettare l’incertezza di un salto in un futuro oscuro, in cui la velocità tecnologica impone altrettanta destrezza.

Papa Francesco, il pastore argentino che ha scelto di essere uomo tra gli uomini

Questo è il quadro in cui si muove la Chiesa e in cui ha camminato il magistero di questo Papa gesuita, venuto da lontano, da quel mondo altro, sudamericano, che vibra nelle contraddizioni pionieristiche e mai tramontate del capolavoro cinematografico “The mission”. La difficoltà di guidare la Chiesa in un mare in tempesta del nichilismo che allontana le persone dal sacro è stata la fatica di questo pastore argentino, che fin dal primo giorno ha scelto – sin dal nome – di essere uomo tra gli uomini, a testimoniare una possibile vibrante eredità di un cristianesimo che tenta ancora di guardare lontano, tra mille fiere pronte a mostrare denti affilati e minacciosi a ogni sguardo trascendente sul mondo.

Le sfide di Francesco

Il lavoro indefesso per essere vicino alle persone, di testimoniare la solidarietà e la vicinanza agli ultimi, la scelta di parlare la lingua della quotidianità, rischiando persino strade impervie come la partecipazione a Sanremo, su terreni che non sono quelli della teologia: questo sembra essere stato il timbro prevalente del magistero di un vicario di Cristo che ha scelto di appellarsi come il santo che, con cuore semplice e puro, parlava agli uccelli. La sfida per Francesco, per la Chiesa, come per tutte le religioni, è stata appunto quella di tenere la barra in un mondo che sembra ormai poco interessato al trascendente e molto a tutto ciò che è distrazione. La questione che resta ancora aperta, per tutte le vie che parlano allo spirito, è se la migliore risposta al secolarismo sia rincorrerlo sul suo terreno o se riporre speranza e fiducia nel ritorno alla testimonianza pionieristica di una comunità di pochi, come profetizzava Benedetto XVI. Che questo sia sufficiente ad affrontare la forza travolgente dell’onda di impersonalità che vuol dimenticare Dio come un retaggio del passato, è questione che verrà posta nelle mani del prossimo Pontefice. La scommessa però resta la stessa: raccogliere il testimone di ciò che ancora vive, seppur fragile, o di quanto ne resta e trasmetterlo, ancor vitale, a chi verrà. E questo destino è il terreno, forse davvero il più urgente, che accomuna tutte le fedi.