Correva l’anno 1981. Nanni Moretti girò il film “Sogni d’oro”. C’è una scena che ha fatto epoca, la trovate su Youtube: è un confronto tra due registi. Messo in difficoltà dallo sfidante, Nanni-Michele Apicella non ha alternativa che rifugiarsi nella volgarità, come gli suggeriscono dall’angolo. E Nanni, inizialmente recalcitrante, parte: “A stronzo, e famme na pippa. Anvedi sto burino e ancora parli ma se ‘n te reggi in piedi, sei alto un cazzo e du’ barattoli c’o no sputo t’affoghi, ma vaffanculo va, anvedi che sei, un brutto stronzo”.

È un plebiscito. Giampiero Mughini, nei panni dell’arbitro, ne decreta il successo: «Schiacciante maggioranza, la volgarità purtroppo ha trionfato ancora una volta». Eppure nemmeno Nanni – che anni dopo avrebbe previsto le dimissioni del Papa – sarebbe riuscito a immaginare un pontefice che in apertura di assemblea generale della Conferenza episcopale italiana si rivolgessi ai vescovi dicendo: Nella Chiesa c’è troppa aria di frociaggine” invitandoli a “mettere fuori dai seminari tutte le checche, anche quelle solo semi orientate”, come da scoop di Dagospia.

Consapevoli di rischiare l’accusa di puritanesimo, consentiteci di dire che la melassa di politicamente corretto sarà anche insopportabile, mai però quanto la frettolosa scomparsa di qualsivoglia rappresentazione del decoro. Non avremmo mai immaginato di provare nostalgia per quelle frasi delle signore anziane: “La forma è sostanza”. O delle nostre nonne che riprendevano noi e altri ragazzini scostumati con quella locuzione che si è persa nel tempo: “Parla bene”.

Ecco, parla bene. Le parole sono importanti, per citare sempre Nanni. Chi parla male, pensa male. La volgarità, la maleducazione sembrano diventati l’unico modo possibile per fare notizia, per ottenere quei quindici minuti di notorietà (oggi diventati sì e no cinque) secondo il metro di Andy Warhol. Più sei volgare, più sei ripreso. Emblematica ieri la presidente del Consiglio che in visita a Caivano ha pensato bene di scendere sullo stesso terreno del presidente campano Vincenzo De Luca che l’aveva apostrofata alla maniera dei lazzari.

«Sono quella stronza della Meloni, come sta?» Oggi gli Squallor sarebbero ridotti a mammolette. L’elogio di Franti, di Umberto Eco, aveva un senso nel 1962. Oggi, ci perdonerete, ci viene nostalgia per quell’immagine di Aldo Moro in giacca e in cravatta in spiaggia. Alla figlia Agnese che gli chiedeva come mai, lui rispose che essendo un rappresentante del popolo italiano doveva essere sempre dignitoso e presentabile. Restituiteci sobrietà ed educazione.