“Mentre le madri donano la vita e le donne custodiscono il mondo, diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne. Quanta violenza c’è nei confronti delle donne! Basta! Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità, non da un angelo, no direttamente: da una donna”: sono le parole di Papa Francesco nell’omelia della Messa a San Pietro, nella solennità di Maria Madre di Dio.

Nel primo giorno dell’anno il Pontefice rivolge un pensiero alle donne, molto spesso vittime di violenza. “Il nuovo anno inizia nel segno della Madre. Lo sguardo materno è la via per rinascere e crescere. Le madri, le donne guardano il mondo non per sfruttarlo, ma perché abbia vita: guardando con il cuore, riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza”.
“Maria – ha detto ancora il Papa – mette a confronto esperienze diverse, trovando i fili nascosti che le legano. Nel suo cuore, nella sua preghiera compie questa operazione straordinaria: lega le cose belle e quelle brutte; non le tiene separate, ma le unisce”. Per questo “Maria è la madre della cattolicità, possiamo dire” che “per questo Maria è ‘cattolica’, perché unisce, non separa”.

Per Bergoglio “La Chiesa è madre, la Chiesa è donna”. Per questo “non possiamo trovare il posto della donna nella Chiesa senza rispecchiarla nella donna madre”, “questo è il posto della donna nella Chiesa”.

“Che cosa c’è di più duro per una madre che vedere il proprio figlio soffrire la miseria? C’è da sentirsi sconfortati. Non si potrebbe rimproverare Maria se si fosse lamentata di tutta quella inattesa desolazione. Ma lei non si perde d’animo. Non si sfoga, ma sta in silenzio. Sceglie una parte diversa rispetto alla lamentela”, ha aggiunto il Papa nella ricorrenza della 55ma Giornata Mondiale della Pace, sottolineando “lo scandalo della mangiatoia” che ha dovuto sostenere Maria. “Impariamo dalla Madre di Dio questo atteggiamento: custodire meditando. Anche a noi capita di dover sostenere certi ‘scandali della mangiatoia’ – aggiunge -. Ci auguriamo che tutto vada bene e poi arriva, come un fulmine a ciel sereno, un problema inaspettato. E si crea un urto doloroso tra le attese e la realta’”

Il Papa ha anche parlato anche di immigrazione e povertà. “C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni”. “Le madri – ha proseguito Francesco – sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace. Così riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e in opportunità di crescita. Lo fanno perché sanno custodire, sanno tenere insieme i fili della vita”.

Lo sguardo delle madri è “inclusivo”, “supera le tensioni custodendo e meditando nel cuore”. “È lo sguardo – ha proseguito Francesco – con il quale tante madri abbracciano le situazioni dei figli. È uno sguardo concreto, che non si fa prendere dallo sconforto, che non si paralizza davanti ai problemi, ma li colloca in un orizzonte più ampio”.

Il Pontefice ha poi rivolto un pensiero ai giovani e al ruolo dell’educazione. E’ necessario “forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso ‘un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature'”, ha sottolineato il Pontefice, precisando che “un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente”.

Francesco ha auspicato quindi che “all’investimento sull’educazione si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura”. “Essa, di fronte alle fratture della società e all’inerzia delle istituzioni, può diventare il linguaggio comune che abbatte le barriere e costruisce ponti”, ha detto citando la Fratelli tutti: “Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media”.

Il Pontefice ha ricordato che la pandemia “ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici. Inoltre, i giovani che si affacciano al mercato professionale e gli adulti caduti nella disoccupazione affrontano oggi prospettive drammatiche”.

In particolare, ha sottolineato, “l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante. Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga. A cio’ si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in eta’ lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. In molti Paesi crescono la violenza e la criminalita’ organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione non puo’ che passare attraverso un ampliamento delle opportunita’ di lavoro dignitoso”.

Il papa ha poi promosso il valore del lavoro. “E’ più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato. Occorre assicurare e sostenere la libertà delle iniziative imprenditoriali e, nello stesso tempo, far crescere una rinnovata responsabilità sociale, perché il profitto non sia l’unico criterio-guida”, ha sottolineato Francesco.

Il lavoro infatti “è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità. Per questo – ha continuato citando la Laudato sì -, ‘non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sè stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale'”. “Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della societa’”, ha affermato Francesco che ha osservato come vadano “stimolate, accolte e sostenute le iniziative che, a tutti i livelli, sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori, sensibilizzando in tal senso non solo le istituzioni, ma anche i consumatori, la societa’ civile e le realta’ imprenditoriali”.

Queste ultime, “quanto più sono consapevoli del loro ruolo sociale, tanto più diventano luoghi in cui si esercita la dignità umana, partecipando così a loro volta alla costruzione della pace. Su questo aspetto la politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. E tutti coloro che operano in questo campo, a partire dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa”.

 

 

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