Il viaggio del Pontefice
Papa Francesco prega per l’Iraq: “Culla di civiltà colpita da tempesta disumana”
Papa Francesco prega per l’Iraq, per le vittime della guerra, per i perseguitati a Mosul, ex capitale dello Stato Islamico nel Paese. “Qui a Mosul le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti – ha detto il Pontefice – Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone, musulmani, cristiani, yazidi che sono stati annientati” dal terrorismo “e altri sfollati con la forza o uccisi!”. Una visita che passerà alla storia quella di Papa Bergoglio, la prima in Iraq di un Papa.
Ieri aveva incontrato l’ayatollah Al Sistani, la massima autorità sciita del Paese – lo Stato Islamico è un movimento fondamentalista del ramo sunnita. I due leader religiosi hanno lanciato un appello all’unità e al rispetto reciproco. Il Papa ha visitato quindi la tormentata piana di Ur. “Voi siete parte di noi e noi siamo parte di voi”, la scritta sulla strada di Najaf con le immagini del Pontefice e dell’ayatollah. A Najaf Bergoglio ha visitato il mausoleo con la cupola d’oro dov’è sepolto l’imam Ali, il quarto califfo cugino e genero di Maometto.
Il paese è a maggioranza sciita, circa il 60%, contro il 35% dei sunniti. Francesco ha visitato anche una chiesa dove nel 2010 furono uccisi 48 cristiani. Oggi la celebrazione della messa davanti a 10mila persone. “Oggi, malgrado tutto – ha detto Bergoglio – riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra”.
Il Papa è riuscito in una visita in preparazione da anni ma mai riuscita prima a nessun successore di San Pietro. Il culmine nell’incontro di ieri con Al Sistani, durato circa 45 minuti. L’ayatollah è la figura più carismatica nel Paese, ha 90 anni. Fu lui a chiedere di combattere contro lo Stato Islamico nel 2014. Al Sistani è anche contrario alla forte ingerenza dell’Iran, Paese centro del ramo sciita dell’islam, negli affari interni dell’Iraq: oltre alla rivalità tra Najaf e Qom, in Iran, come culle del credo sciita, l’ayatollah non ha mai condiviso la funzione direttamente politica del clero come intesa nel Paese persiano.
La cerimonia di domenica si è tenuta in una città blindata da militari e polizia. “Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo, qui e in tutto il Medio Oriente, è un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle”, ha detto il Papa. “Un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo. Come in uno dei vostri tappeti artistici, un piccolo filo strappato può danneggiare l’insieme”.
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