Bergoglio boccia la linea reazionaria del nuovo governo
Papa Francesco prende a schiaffi la Meloni: “La famiglia non è ideologia”

Famiglia? Guardiamo alle persone reali, non alle ideologie. E così il giorno dopo l’insediamento del nuovo governo, papa Francesco ci presenta un prontuario aggiornato di quale sia la visione della Chiesa in fatto di famiglia. Lo fa nell’udienza programmata da tempo con il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia.
Ieri Bergoglio, davanti a studenti, docenti, laici dei gruppi pastorali e accademici incaricati della formazione, ha espresso compiutamente la sua idea di cosa la Chiesa intenda quando parla di “famiglia”. Frasi inequivocabili: «La qualità del matrimonio e della famiglia decide la qualità dell’amore della singola persona e dei legami della stessa comunità umana. È perciò responsabilità sia dello Stato sia della Chiesa ascoltare le famiglie, in vista di una prossimità affettuosa, solidale, efficace: che le sostenga nel lavoro che già fanno per tutti, incoraggiando la loro vocazione per un mondo più umano, ossia più solidale e più fraterno. Dobbiamo custodire la famiglia ma non imprigionarla, farla crescere come deve crescere. Stare attenti alle ideologie che si immischiano per spiegare la famiglia dal punto di vista ideologico. La famiglia non è un’ideologia, è una realtà. E una famiglia cresce con la vitalità della realtà. Ma quando vengono le ideologie a spiegare o a verniciare la famiglia succede quello che succede e si distrugge tutto. C’è una famiglia che ha questa grazia di uomo e donna che si amano e creano, e per capire la famiglia dobbiamo sempre andare al concreto, non alle ideologie. Le ideologie rovinano, le ideologie si immischiano per fare una strada di distruzione. State attenti alle ideologie!».
Ed ha aggiunto, per farsi meglio capire, un ricordo personale. “Voglio raccontarvi un’esperienza che ho avuto in piazza San Pietro, prima della pandemia. Una coppia, sembravano giovani – 60 anni di matrimonio! –, sì, erano giovani, perché lei allora ne aveva 18 e lui 20, e ho detto: Ma voi non vi annoiate dopo tanti anni? State bene? Si sono guardati, io sono rimasto fermo, e poi si sono girati, piangevano: Ci amiamo. È stata la risposta dopo 60 anni. Questa è stata la migliore, la più bella teologia sulla famiglia che ho visto”. Certo l’udienza era in calendario da diverse settimane e tuttavia è arrivata nel momento in cui sono state riesumate alcune dichiarazioni passate della attuale presidente Meloni. «Benché sia cattolica e non mi sia mai permessa di criticare un pontefice, ammetto che non sempre ho compreso papa Francesco. A volte mi sono sentita una pecorella smarrita, e spero un giorno di avere il privilegio di poter parlare con lui, perché sono certa che i suoi occhi grandi e le sue parole dirette riusciranno a dare un senso a quello che non comprendo».
In un’altra occasione avrebbe detto: «Non ho condiviso quando l’elemosiniere del Papa è andato a riattaccare l’elettricità a un centro sociale che organizza rave a Roma facendoci sopra i soldi». E ancora avrebbe parlato del suo attaccamento verso Giovanni Paolo II, rispetto all’attuale pontefice. Prendere per buone tali affermazioni consente di spiegare alcuni aspetti del papa (attuale) che evidentemente a qualcuno restano oscuri (chissà perché, poi). Intanto il papa attuale è Francesco. Ci sono tanti ancora attaccati a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI, come molti pensano che dopo Giovanni XXIII e il Concilio, la Chiesa abbia mutato rotta e non vada affatto seguita. Invece non è vero: c’è una continuità assoluta tra i pontefici. Basti pensare a certi discorsi di Pio XII ai medici cattolici, per coglierne una grande attualità sui temi della salute, della tutela della vita, del no all’accanimento terapeutico.
Ci sono anche cattolici che non accettano la morte cerebrale come criterio per dichiarare il decesso e propugnano la necessità di tornare ai criteri cardio-circolatori, annullando 50 anni di progressi negli studi e nelle terapie. E poi ci sono documenti che risentono dei tempi, vanno inquadrati nel loro contesto e onestamente ammettere che risentono di una mentalità superata. Ad esempio proprio in tema di famiglia, chi inneggia all’enciclica Casti Connubi di Pio XI, che difende una famiglia che più tradizionale non si può. Del tipo: «Quanto poi al grado ed al modo di questa soggezione della moglie al marito, essa può essere diversa secondo la varietà delle persone, dei luoghi e dei tempi; anzi, se l’uomo viene meno al suo dovere, appartiene alla moglie supplirvi nella direzione della famiglia. Ma in nessun tempo e luogo è lecito sovvertire o ledere la struttura essenziale della famiglia stessa e la sua legge da Dio fermamente stabilita». Affermare oggi che la “soggezione” dell’una all’altro è voluta da Dio, sarebbe quanto meno azzardato. E così, saggiamente, questa affermazione del 31 dicembre 1930, e tante altre, restano nei libri di storia della Chiesa e della mentalità.
Sul piano della dottrina sociale, dire che Wojtyla va bene, mentre Bergoglio no, è il frutto di un grossolano equivoco – ci saranno interessi economici inconfessati, dietro? Forse sì… – perché il papa polacco è quello delle encicliche sociali più forti: Centesimus Annus, Sollicitudo Rei Socialis, Laborem Exercens, nella stessa linea proseguita da Bergoglio, che di suo ha aggiunto i temi dell’ecologia e della sostenibilità ambientale, che forse all’epoca del suo predecessore non erano ancora così fortemente maturati come oggi. La storia della competizione tra papi passati, contrapposti al papa regnante, è funzionale più agli intrighi di pezzi della Curia e a interessi economico-partitici, che alle reali necessità e ad una visione matura di cosa davvero sia la Chiesa.
La Chiesa – tocca sempre ripeterlo – va avanti gradatamente, leggendo e rileggendo il Vangelo alla luce dei tempi – i quali mutano – e dunque il Vangelo stesso va reso un pensiero vivo, non un monumento statico. Vedi la famiglia: ai bei tempi (dei Papi del Novecento, della Casti Connubi, per esempio!), c’erano meno separazioni e divorzi di oggi, meno ideologia del gender, meno matrimoni misti, meno seconde o terze unioni, meno famiglie allargate, meno unioni civili e di persone dello stesso sesso. Adesso, che dovrebbe fare la Chiesa? Cancellare tutto e tutti con un colpo di spugna, e preoccuparsi solo delle coppie ‘regolari’? In questo modo si manda il Vangelo a farsi…benedire, appunto. Qualche sedicente vero cattolico già fa così, come ha notato negli ultimi giorni il prof. Andrea Grillo, docente al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, che ha colto due passaggi illuminanti del neo-presidente della Camera Lorenzo Fontana.
Nel 2019 avrebbe detto: «Ci dicono che siamo cattivi cristiani. Però bisognerebbe anche guardare un po’ il catechismo. C’è un passaggio da tener conto: ama il prossimo tuo – cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità». Nota il prof. Grillo: prima di tutto «l’amore del prossimo non è anzitutto nel catechismo, ma nella Parola del Vangelo. Già il fatto che si invochi il catechismo prima della Scrittura è il segno di un primo svarione grave per un cattolico». E poi aggiunge: «Se anche si volesse lavorare solo con il Catechismo, si dovrebbe inserire la frase nel “sistema complessivo” del testo, per coglierne il vero significato: collegando l’amore del prossimo con l’amore per Dio e restituendo al prossimo il valore universale che scopre ovunque la prossimità. (…) L’orizzonte non è ‘la nostra comunità’, non è la fratellanza del borgo (contro tutti) o la ‘fratellanza italiana’ (contro le altre nazioni), ma la fratellanza universale». Conclusione: lasciamo al papa il compito di fare il suo mestiere alla luce del Vangelo. Da parte nostra (tutti, soprattutto i politici) studiamo un po’ di più i discorsi e le tematiche, smettendo di strumentalizzare a fini elettorali temi impegnativi ed importanti, attenti a non aprire la bocca per dare fiato a idee bislacche e fuori contesto.
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