L'intervista
Parla Mario Giro: “Silvia Romano stava in un’area ritenuta ancora oggi sicura. Cooperanti parte migliore del Paese”

«Tutti coloro che criminalizzano i cooperanti, sono gli stessi che dicono “aiutiamoli a casa loro”. Un Paese che non coopera declina e l’idea di rinchiudersi dentro i propri confini il Covid ce l’ha distrutta». A sostenerlo, in questa intervista a Il Riformista, è Mario Giro, docente di relazioni internazionali, già Vice ministro degli Affari esteri con delega alla Cooperazione internazionale, e responsabile delle relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio. Esperto in mediazioni e facilitazioni nei conflitti armati, cooperazione internazionale e sviluppo, Africa, Medio Oriente e America Latina. Autore di vari saggi e collaboratore di numerose riviste, ha recentemente pubblicato per Guerini e Associati Global Africa. La nuova realtà delle migrazioni: il volto di un continente in movimento.
La vicenda di Silvia Romano e della sua liberazione ha scatenato polemiche infuocate in Italia, riaccendendo, almeno per qualche giorno, i riflettori dei media sul mondo del volontariato e delle Ong: un mondo che lei conosce molto da vicino. Che idea si è fatto di questa storia?
Io penso che i cooperanti siano la parte migliore del Paese, coloro che non temono di confrontarsi con il mondo e le sue differenze. Rappresentano una avanguardia, insieme ai missionari. Per quanto riguarda Silvia, lei stava a poche decine di chilometri da Malindi, in una zona considerata sicura ancora oggi, dove abitano centinaia di italiani, tanto che la chiamano la “costa degli italiani”. Non ha avuto fortuna, purtroppo, ed è stata rapita. Dopo quasi 600 giorni di prigionia, l’unico atteggiamento da avere da parte nostra, è un rispettoso silenzio».
In questi mesi segnati da una crisi pandemica globale, si è spesso ripetuto che nulla sarà più come prima. Per la cooperazione internazionale e l’impegno in essa del sistema-Italia, come declinerebbe questa considerazione?
Nulla sarà più come prima, dovrebbe significare che la globalizzazione non la puoi cacciare via: il virus gira dovunque. Lo stesso si può dire delle conseguenze ambientali ed economiche della globalizzazione stessa. Come dice Papa Francesco, “siamo tutti sulla stessa barca”, ma davanti al Covid ci siamo ridotti a reagire come gli antichi: fuggendo o chiudendoci in casa. Ciò significa che abbiamo bisogno una sanità pubblica globale per tutti: fino a che non l’avremo, saremo tutti in pericolo. L’urgenza ora è l’Africa: se il Covid facesse strage lì, ricomincerebbe dovunque. Aiutiamo l’Africa per aiutarci noi, per aiutare tutti.
Ma c’è chi sostiene che, soprattutto in momenti di grave crisi come quello che stiamo attraversando, investire in cooperazione internazionale e in aiuto pubblico allo sviluppo, sia un lusso che l’Italia non può e non deve permettersi.
Al contrario: è una necessità impellente. Se la casa del tuo vicino brucia, presto brucerà anche la tua. Guardiamo alla Libia, alla Siria, al “dimenticato” Yemen, di cosa abbiamo ancora bisogno per capire? Se non arrestiamo il Covid in Africa, sarà un altro motivo di push factor dell’immigrazione. Sovranisti: siete avvertiti.
Un altro tema di stringente attualità, è quello della regolarizzazione dei lavoratori migranti. Dopo faticose mediazioni interne, il Governo ha raggiunto un accordo su una sanatoria a tempo. Qual è in proposito la sua opinione?
Meno male che si è fatto, non fosse che per un problema di sicurezza sanitaria del Paese. La ministra Bellanova si è battuta per il mondo dell’agricoltura, che conosce bene. Sant’Egidio e Demos hanno fortemente voluto che a questo si aggiungessero badanti, colf e baby sitter. È un atto di sensibilità nei confronti delle donne immigrate e, soprattutto, nei confronti delle famiglie italiane. Aspettiamo ancora, da parte del Governo, infatti una vera politica per le famiglie. Mi lasci aggiungere, vista anche la strage dei nostri anziani negli istituti, che stiamo parlando di persone che diventano nostri famigliari nella difesa della cura della persona che le famiglie hanno dimostrato di avere molto a cuore.
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