La tragedia dello storico capitano della Roma
“Parlate di dolore e fallimento ai vostri figli”, l’insegnamento di Luca Di Bartolomei in ricordo del padre “Ago”

“Certo che botta parlare di suicidio a tuo figlio”, scrive Luca Di Bartolomei. Era la mattina del 30 maggio del 1994 quando il padre Agostino, storico calciatore e capitano della Roma campione d’Italia, esplodeva un colpo solo, dritto al cuore, con la sua Smith & Wesson calibro 38 e si toglieva la vita. Aveva 39 anni. Luca ne aveva 11.
Di Bartolomei convive con quella tragedia da sempre. È un analista aziendale, impegnato da tempo sui temi della detenzione delle armi e della legittima difesa. Ha scritto un libro-pamphlet, edito da Baldini+Castoldi, intitolato Dritto al cuore. Scriveva della società: della propaganda che portava la gente a essere sempre più intollerante, razzista, classista violenta. Alla macchina dell’informazione che racconta un’Italia molto più violenta di quello che è nella realtà. Al senso di sicurezza che di fronte a tutto questo un’arma, una pistola, può dare l’illusione di fornire.
“Più armi in circolazione significano solo più sangue”, scriveva Di Bartolomei che ragionava da padre, pensava ai suoi bambini in quelle pagine, al futuro. Quel momento che avrebbe dovuto prima o poi affrontare con i suoi piccoli è arrivato inaspettato, all’improvviso, un fulmine a ciel sereno. Di Bartolomei lo ha raccontato in un post su Facebook ricordando quanto può essere tossico credere in una società che educa alla perfezione e al successo a tutti i costi.
“Un we a discutere con Andrea di come sia morto il nonno e del suicidio dopo che giovedì 2 bambini gliene hanno parlato a scuola. Forse sono arrivato tardi: in fondo ha 8 anni ma per una volta credo di aver trovato le parole giuste. Certo che botta parlare di suicidio a tuo figlio. Ad ogni modo e senza pensare minimamente di dispensare consigli ecco, cercate il modo di parlare ai bambini del dolore o del fallimento – come naturale parte della vita. Credo sia una cosa che si fa sempre poco ed è un grande errore”.
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