La zona rossa ennesima mazzata per l’economia
Pasqua, la desolazione del centro storico di Napoli: “Non c’è nessuno a cui vendere, restiamo chiusi”
Lo scenario del centro storico di Napoli è lo stesso di Natale: strade deserte, negozi chiusi e silenzio. A cambiare è lo stato d’animo dei tanti negozianti e ristoratori costretti alla chiusura. Mentre a dicembre prevaleva la rabbia con le annesse proteste sfociate, adesso regna la rassegnazione mista a disperazione.
“Il centro storico di Napoli non ha senso senza turisti e studenti – spiega uno dei bottegai. – Ormai non ci sono più persone che ci abitano, sono tutti B&B, case studenti che con le Università chiuse non ci sono , chiusi i locali della movida. È un deserto”. “Non ha senso stare aperti – dice il proprietario di una pizzetteria – io potrei fare l’asporto, ma a chi? Non c’è nessuno. Allora sto chiuso così almeno risparmio i soldi delle bollette”. E intanto con spugnetta e pennello alla mano ridipinge il suo locale: “Siamo rovinati, non ho nemmeno i soldi per pagare un operaio per sistemare il negozio e allora lo faccio io”.
Artigiani, venditori di souvenir, alimentari, pasticcieri e negozianti hanno chiuso i loro negozi più di un anno fa. Continuano a stare in prossimità dei loro negozi perché “altrimenti non saprei cosa altro fare, è tutta la vita che vengo a lavorare qui tutti i giorni”, dice una signora sulla 60ina. Vedere quelle strade sempre brulicanti di vita attualmente completamente vuoti è un colpo al cuore. C’è silenzio, sembra che non ci sia nemmeno la voglia di parlare.
Persino la mitologica “Università della Strada” all’angolo con Piazza San Domenico resta chiusa con il matematico pitagorico di strada che sfida tutti nei calcoli. “Nessuno viene più a laurearsi qui – racconta l’eccentrico artista di strada -. Io ci torno tutti i giorni perché se solo dovesse passare un turista non può non trovarmi qui”. Per centinaia di metri tutti i negozi sono chiusi. “Non lo so se riapriranno quando tutto questo sarà finito – . dice un salumiere – molti non ce l’hanno fatta a superare l’inverno”.
Nei pochi ristoranti aperti si scorgono i tavoli ammucchiati sotto le parteti e le sedie capovolte. “Forse era meglio chiudere definitivamente – dice il gestore di una trattoria -. Ma noi cerichiamo di resistere per quei pochi clienti fedeli che ci restano. Prima c’era sempre la fila qui fuori, ora nulla. Ho tutti i dipendenti in cassa integrazione”.
Tutti parlano di un incasso ridotto dell’80%. Il 20% è dovuto ai pochi giorni di apertura e a qualche spedizione. “Gli aiuti sono ridicoli – commenta un artigiano – a me spettano 1.400 euro in tutto. La stessa cifra che spendo di affitto per il mio locale ogni mese”. “Spero che questo periodo finisca, un mese ancora e dovrò chiudere per sempre”, dice un pizzaiolo.
© Riproduzione riservata