Rischia fino a un anno di condanna
Passeggera col green pass ‘pezzotto’ blocca l’Alta Velocità: a bordo con tampone ‘fatto in casa’

Gli italiani ormai sono abituati ad arrivare nelle stazioni ferroviarie con in mano biglietto e green pass. Un doppio documento necessario a viaggiare, come prima di prendere un aereo quando viene richiesto di mostrare titolo e passaporto. Le recenti regole introdotte dal Ministero della Salute sono necessari ad evitare che accadano eventi come quello del primo settembre scorso, il primo giorno in cui la certificazione verde per viaggiare è diventata obbligatoria.
Sulla carrozza del convoglio di alta velocità Italo 8160, partito da Reggio Calabria e diretto a Milano, il capotreno ha controllato una passeggera seduta nella carrozza 7. La donna è sprovvista di green pass, così alla stazione di Roma, viene allertata la Polizia Ferroviaria per contestare la violazione. Una scena che nei mesi seguenti si ripeterà più volte sui treni di tutt’Italia. La vicenda del 1 settembre è però riemersa in una recente sentenza del Tar pubblicata l’11 novembre. La donna, dopo un lungo battibecco col personale ferroviario e la polizia, è stata infatti denunciata per interruzione di pubblico servizio, un reato che prevede fino a un anno di pena.
I fatti si sono svolti in circa mezz’ora, tempo in cui il treno è rimasto completamente fermo e impossibilitato a ripartire. Di fronte alla polizia, la donna ha mostrato la foto del referto di un tampone antigenico rapido comprato in farmacia e fatto in casa ‘in autodiagnostica’ il giorno precedente al viaggio. Secondo gli agenti quell’immagine stampata su un foglio di carta, pur se corredata da un’autocertificazione, non contiene alcuna indicazione che possa ricondurre l’esame direttamente alla persona, né una chiara evidenza di quando il tampone sia stato fatto. I poliziotti dicono dunque alla donna che la foto del tampone non può sostituire il green pass e la invitano a scendere dal treno perché non può restare a bordo, aggiungendo che verrà multata.
Il capotreno, durante il battibecco della donna con le forze dell’ordine, ha invitato più volte ma invano la signora a prendere i suoi bagagli e a scendere dalla carrozza, altrimenti il treno non sarebbe potuto ripartire. La strenua resistenza e i continui rifiuti della donna però allungano molto i tempi, tanto che il treno ha accumulato più di venti minuti di ritardo. Alla fine la passeggera ha ceduto e accettato di scendere dal treno. Oltre alla sanzione amministrativa relativa al green pass, i poliziotti però le hanno consegnato anche i verbali di identificazione ed elezione di domicilio perché il suo comportamento è sconfinato in ambito penale, con la contestazione del reato per il ritardo che ha provocato al treno.
Nei giorni successivi la donna con i suoi legali ha presentato un corposo ricorso al Tar per contestare sia la sanzione, sia nel complesso l’impianto della legge perché, secondo la sua tesi, sarebbe illegittima “sotto un profilo costituzionale” e in contrasto con regolamenti e trattati europei. Il Tribunale amministrativo se ne lava le mani e per il momento chiude la questione sostenendo che la sanzione va contestata di fronte al giudice ordinario e che la “compatibilità costituzionale” non può essere portata di fronte al Tar “in sede cautelare”.
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