Il sindaco aveva chiesto un intervento tra i 100 e i 200 milioni all’anno per due o tre anni
Patto per Napoli, spiraglio per Manfredi ma con vincolo: un “Recovery Plan” della città
Possibile soluzione per l’agognato e anelato e tormentato Patto per Napoli. Quello cui ha legato la sua candidatura (con elezione al primo turno, in pompa magna, a inizio ottobre) il sindaco Gaetano Manfredi. E quello senza il quale lo stesso primo cittadino aveva minacciato dimissioni: “Ho detto che valuterò insieme a cittadini che mi hanno votato se ci sono le condizioni perché Napoli vada avanti”. Aveva detto. E poi aveva corretto il tiro: “Con un intervento tra i 100 e i 200 milioni all’anno, più 200 che 100, si riesce a mettere in condizioni il Comune nel giro di due o tre anni di poter avere un recupero di quella capacità di riscossione che porta il bilancio in equilibrio”.
L’edizione cartacea del quotidiano Il Foglio, con un articolo a firma Valerio Valentini, riporta che l’aiuto da Roma potrebbe arrivare: ma a una condizione. Un vincolo esterno, una sorta di Recovery Plan Nazionale. I dettagli dovrebbero essere limati nei prossimi giorni. La soluzione proposta agli emissari di Manfredi ricevuti al Ministero dell’Economia e delle Finanze punta a soccorrere Napoli ma anche a non irritare altre amministrazioni in condizioni simili o parimenti disastrate. Il debito del comune si aggira intorno ai cinque miliardi di euro.
“Palazzo San Giacomo – si legge nell’articolo – dovrà impegnarsi a seguire un percorso rigoroso per il risanamento dl bilancio. Una sorta di Recovery Plan in scala nazionale” e quindi “dalla possibile dismissione o dall’accorpamento di alcune partecipate. E poi dall’impegno dell’amministrazione ad aumentare la riscossione dei tributi, ben al di sotto della media nazionale, innalzando anche le addizionali sulle imposte” e su “un piano di dismissione del patrimonio pubblico non valorizzato”. Fondi, ancora comunque da definire con precisione: tra i 100 e i 150 milioni all’anno per i prossimi tre anni, riporta il quotidiano.
Il Patto per Napoli dovrebbe inquadrarsi come una sorta di “norma cornice” da adattare ad altre città metropolitane sull’orlo del dissesto come Palermo e Torino. Esclusa dalla manovra una legge speciale per la città, al Senato un primo emendamento era stato presentato dalla senatrice del Partito Democratico Valeria Valente. Al lavoro anche il senatore del Movimento 5 Stelle Enzo Presutto. Il Mattino scriveva che il testo del Pd prevedeva come “il Ministero dell’Economia e delle Finanze è autorizzato a procedere, in via alternativa, alla ristrutturazione, con integrale accollo da parte dello Stato, dei mutui, e delle operazioni derivate ad essi connessi, e dei prestiti obbligazionari di titolarità dei comuni capoluogo delle città metropolitane”. Un sorta di ritorno al modello “salva Roma” che sarebbe stato tuttavia accantonato secondo Il Foglio.
Le parole della ministra per il Sud, due giorni fa al Polo di San Giovanni a Teduccio dell’Università degli Studi Federico II per discutere del Pnrr: “Stiamo lavorando per questo e non per altro. So che l’assessore al bilancio Baretta è in costante contatto con le strutture del Mef ma anche con quelle di Palazzo Chigi si sta studiando una soluzione migliore per aiutare non solo Napoli, ma anche gli altri Comuni che si trovano in difficoltà economiche e finanziarie a superare una condizione fortemente penalizzante”.
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