Una delegazione di sei presidenti africani entro la metà di giugno incontrerà Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky per mediare un cessate il fuoco fra Russia ed Ucraina. Questa missione, nata in seno all’Unione Africana ed appoggiata anche dalle Nazioni Unite, è stata fortemente voluta dal presidente del Sud Africa Cyril Ramaphosa che ha ottenuto anche il sostegno di Gran Bretagna e Stati Uniti.
Un riavvicinamento strategico quello del leader sudafricano che la settimana scorsa ha visto un pesante attacco da parte dell’ambasciatore americano a Pretoria che ha accusato il paese di aver fornito armi alla Russia violando la neutralità ufficialmente dichiarata. Secondo il diplomatico statunitense la nave russa Lady R, di proprietà della società sottoposta a sanzioni Transmorflot, avrebbe attraccato nel porto di Simon’s Town, una base navale vicino Città del Capo, dove, dopo aver disattivato il transponder per evitare di essere tracciata dai satelliti, avrebbe caricato armi e munizioni destinate a Mosca.
Un incidente diplomatico piuttosto grave fra gli Stati Uniti ed un paese geopoliticamente e geostrategicamente chiave come il Sud Africa che a febbraio ha anche partecipato ad alcune esercitazioni navali con la marina russa e cinese incrociando fra l’oceano Atlantico e l’oceano Indiano. Pretoria è oltretutto un membro fondatore del gruppo BRICS composto da Brasile, Russia, India e Cina ed ha antichi e consolidati rapporti con Mosca dai tempi dell’Unione Sovietica. Ad agosto è prevista una riunione dei BRICS a Johannesburg e dato che il Sud Africa è un membro della Corte Penale Internazionale è legalmente obbligato ad arrestate Vladimir Putin qualora si presentasse, dando seguito alla sua incriminazione per crimini di guerra da parte del tribunale internazionale de L’Aja.
Un’altra situazione estremamente delicata per il Sud Africa. I sei stati che parteciperanno alla missione diplomatica a Mosca e Kiev saranno oltre al Sud Africa: Uganda, Zambia, Senegal, Repubblica Democratica del Congo ed Egitto. Geograficamente e politicamente scelti per rappresentare la voce di tutto un continente. All’ultima votazione all’Assemblea delle Nazioni Unite dove si riconosceva l’aggressione militare della Russia, Sud Africa e Senegal si sono astenuti, Uganda e Repubblica Democratica del Congo non hanno partecipato e soltanto Zambia ed Egitto hanno votato a favore.
I presidenti di questi stati sono anche fra i più importanti uomini politici di tutto il continente a cominciare dal senegalese Macky Sall, presidente uscente dell’Unione Africana, il generale egiziano Al-Sisi, uomo forte nell’Africa araba fino all’ugandese Yoveri Museveni, al potere da 37 anni e capace di destabilizzare l’intera area dei Grandi Laghi. Un quadro complesso che dipinge però come l’influenza russa in Africa non sia assolutamente tramontata, ma che allo stesso tempo dimostra una crescente maturità diplomatica del continente africano che ha voglio di giocare un ruolo nel processo di pace fra Russia ed Ucraina.