"Non si ritiene la persona con disagio psichico come fragile"
Pazienti psichiatrici non sono disabili? La confusione del piano vaccinale che non prende in considerazione le fragilità emotive

Anche nei vaccini le persone con sofferenza psichica non sono la priorità tra i fragili e i vulnerabili. Ho letto con attenzione il testo relativo alla campagna vaccinale che è partita mercoledì 17 marzo per i soggetti compresi nella categoria 1: persone estremamente vulnerabili, con disabilità gravi. Vorrei aggiungere: «A integrazione di quanto detto, si chiarisce che nella tabella allegata, relativa alle disabilità gravi, ai fini dell’adesione sulla piattaforma, a partire da mercoledì prossimo da parte dei medici di medicina generale, rientrano i pazienti disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 articolo 3 comma 3 per i quali è prevista la vaccinazione di familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto. La vaccinazione dei conviventi è prevista anche per i trapiantati, i malati oncologici e i pazienti affetti da patologie immunodepressive e malattie autoimmuni».
Inizialmente sono rimasto basito, perplesso e anche un po’ incavolato perché, confrontandomi con medici e soprattutto con persone che vivono direttamente il disagio psichico, si era capito che non rientravano nel piano vaccinale. Una confusione e ambiguità che, come sempre, colpisce le persone con sofferenze psichiche e chi vive una fragilità emotiva. Come sempre, paradossalmente, non si ritiene la persona con disagio psichico una persona fragile. Ovviamente mi si può dire che è una cosa che interessa me e la mia famiglia, quindi non sono obiettivo, e in un certo senso mi si può dire che mi lamento sempre riguardo a questo comportamento culturale. A mio avviso questa sarebbe una obiezione dettata da una chiusura mentale e da una profonda superficialità.
Prima di tutto, se vogliamo fare un ragionamento strettamente biologico, con tutti gli psicofarmaci che i sofferenti psichici assumono da anni, di cui solo a volte si conoscono adesso le vere conseguenze, questo da solo rende tali pazienti estremamente fragili fisicamente. Ma l’argomento che continua a sconvolgermi è che l’approccio verso le persone è sempre e soltanto disumano, non dignitoso e non relazionale. Si tratta il sofferente (e non solo quello psichico) come un oggetto da riparare dimenticando la sfera empatica e psicologica che è parte predominante della cura di una persona e quindi dell’intera famiglia e comunità in cui vive.
Ormai sono frequenti le immagini di persone che vengono accompagnate in ospedale in situazioni asettiche, con infermieri e medici vestiti con tute anti-contagio che fanno impressione solo a guardarle. Senza dimenticare quelli che sono deceduti in ospedale da soli senza l’affetto dei parenti più cari. Immaginate un uomo o una donna fragili mentalmente come si sentono in questi frangenti dove anche chi dispone di maggiori strumenti caratteriali per affrontare tali situazioni, alla fine, muore di sconforto e solitudine? Tremo al solo pensiero che possa accadere alle persone alle quali voglio bene. Mi auguro che le istituzioni comincino a ragionare che anche chi è fragile nella relazione e nella psiche va vaccinato e non trattato come persone di livello inferiore.
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