L'analisi
PD a un bivio: diventerà il partito di Bonaccini o di Emiliano?
Gli italiani tutti arrabbiati. Riempivano le piazze del Vaffa, disertavano per protesta le urne, gonfiavano a dismisura il movimento di Grillo e la Lega di Salvini. Oggi il clima sembra stia cambiando. Forse il Paese è stanco di tanto chiasso, forse ha capito che così non va da nessuna parte. E chiede il ritorno alla ragione. Ma la strada è tortuosa, incerta.
L’esito delle amministrative di domenica, per dirne una, ha suggerito ai commentatori una lettura netta. Ha vinto la sinistra, anzi il Pd, si dice. Ha perso la destra, anzi Salvini. Ed è morto il M5s. Il che significa, si dice ancora, che sono evaporati i fantasmi del 2018 (un tripolarismo M5s-Lega-Pd o addirittura un bipolarismo M5s-Lega) e che torna invece il classico bipolarismo destra-sinistra della Seconda Repubblica, con il Pd che controlla saldamente uno dei poli. E tuttavia la partita, se questa è la partita, sembra correre su binari ancora indecifrabili, tutt’altro che solidi.
Prendiamo il voto emiliano. Bastano le percentuali raccolte dal centrosinistra (48) e dal centrodestra (45) per concludere che siamo di fronte a una normalizzazione del quadro politico? Che sono tornati i “bei tempi” delle sfide tra berlusconiani e prodiani? In realtà il polo di centrodestra appare anomalo. A Salvini, sono venuti a mancare non pochi elettori moderati, la componente liberale dell’alleanza, quelli che non l’hanno seguito nell’estremizzazione dei linguaggi e delle promesse.
Ed è anomalo, però, anche il polo che ha vinto. Il Pd ha evitato un tracollo rovinoso rifugiandosi all’ombra del buon governo di Bonaccini, ma anche grazie al ritorno all’ovile dei grillini delusi e alla spinta politicamente nebulosa delle Sardine. Il bipolarismo che emerge in Emilia vede cioè un centrodestra sbilanciato, orfano della componente liberale ed europeista, e un centrosinistra bifronte, al cui interno coesistono le ragioni dell’efficienza amministrativa e le pulsioni assai meno razionali dei pentastellati e della piazza antisalviniana.
Tanto basta per dire che le prospettive restano oscure, che le scelte fondamentali sono ancora tutte da fare. Deve decidere quale strada imboccare la destra, o il centrodestra. Ma anche la sinistra, o il centrosinistra. E nessuno, né Salvini e Meloni, né Zingaretti e Renzi, parte da zero. Al contrario, il problema è proprio come metabolizzare l’eredità di una stagione di furibondo populismo. Il problema, cioè, è costituito dalle risposte che il nuovo bipolarismo saprà dare a quei problemi del sistema Italia che, se pure affondano nel passato, di certo sono esplosi con il trionfo grillino e poi leghista.
Per due interminabili anni, il Paese intero è sembrato sbandare.
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