Chi succederà a Dario Nardella sulla poltrona di sindaco di Firenze? Quale proposta politica sarà premiata dai fiorentini alle prossime elezioni? Cosa attende il capoluogo toscano nei prossimi anni? Sono le domande che molti si pongono da tempo e alla quali risulta al momento difficile dare una risposta date le titubanze e le esitazioni del principale partito di governo in città, il Pd. Da tempo si ragiona di possibili alleanze, campi più o meno larghi, e di un’eventuale bocciatura a un sodalizio con Italia Viva, alleata “scomoda” e spesso non allineata a prescindere alle politiche varate dalla giunta comunale. A nulla sono serviti al momento gli appelli e le richieste, in particolare di Matteo Renzi, di fare chiarezza su quali siano le idee e la filosofia che dovrebbero ispirare programma ed azione di governo per il prossimo decennio sulle rive dell’Arno. Al momento in casa Pd regna un vero e proprio caos nonostante i vertici stiano tentando di normalizzare la situazione, anche ricorrendo a soluzioni che ai più sono apparse a dir poco fantasiose. Ma andiamo con ordine.

Il profilo

Ormai da mesi Cecilia Del Re chiede che si svolgano le primarie per individuare chi dovrà essere il candidato sindaco. Del Re è stata campionessa di preferenze e assessora comunale fino allo scorso marzo quando, casualmente all’indomani della vittoria di Elly Schlein alle primarie della svolta a sinistra, Nardella decise di cacciarla dalla giunta. Allora fu chiaro a tutti chi avesse scelto il sindaco per sostituirlo: Sara Funaro, assessore alle politiche sociali e alla scuola, aveva vinto il derby al femminile e sarebbe stata il nome giusto per la successione. Probabilmente era stata sottovalutata la determinazione della defenestrata che da allora sta chiedendo con insistenza le primarie e dunque il rispetto dello statuto del partito. Il nodo non è mai stato sciolto e così negli ultimi tempi lo stato maggiore del Pd ha tentato di risolvere la situazione prima proponendo un sondaggio che di fatto fotografa una fantascientifica situazione: Pd e alleati (senza Italia Viva) al 55% alle elezioni amministrative (dunque vittoria al primo turno), Funaro in vantaggio su Del Re 76% a 24% in caso di primarie. Al che la domanda è sorta spontanea: stando così le cose perché c’è così tanta avversione all’eventuale consultazione ai gazebo e, soprattutto, perché si continua ostinatamente a parlare di alleanze e di intese da parte di un soggetto sostanzialmente accreditato di una maggioranza assoluta? La realtà, lo sanno tutti, è ben diversa e dunque ecco che per frenare le ambizioni della sfidante è sceso in campo il Politburo che martedì ha diramato un comunicato per spiegare che gli iscritti si possono ascoltare, ma senza ricorrere allo strumento statutario per eccellenza. Roba che la consultazione dei fax ai tempi della corsa alla segreteria del Pds tra D’Alema e Veltroni sembra un gioco da ragazzi.

La supercazzola del Conte Mascetti

La direzione fiorentina ha approvato il testo proposto da 21 segretari di circolo e sottoscritto, ecco il dato politico, da 135 membri dell’assemblea su 170. “La direzione, ha dato mandato al segretario cittadino Andrea Ceccarelli di costituire un gruppo di lavoro plurale e inclusivo per verificare la possibilità di un percorso largamente condiviso attorno a un nome forte e autorevole di una candidata o candidato sindaco per la relativa deliberazione in linea con lo statuto”, recita l’atto che più che un documento politico sembra una supercazzola del Conte Mascetti, fiorentino pure lui ma forse un po’ meno criptico nell’eloquio. Non è sfuggito a nessuno che il “Tarapio Tapioco” è stato pronunciato alla vigilia dell’evento clou della campagna pro-primarie di Del Re, che mercoledì ha riunito al Tuscany Hall oltre mille persone per chiedere democrazia al Partito Democratico arroccato in difesa della delfina di Nardella. L’ex assessora all’urbanistica ha galvanizzato i suoi e incalzato la segretaria nazionale. “Cara Elly – ha detto in sostanza Del Re – tu hai detto di aver vinto perché non ti hanno visto arrivare, io non posso correre proprio perché mi hanno visto arrivare. Come puoi, proprio tu, permettere uno scempio del genere?”.

 

Probabilmente in casa Pd c’è chi auspicherebbe un addio della Del Re, un’emorragia di qualche migliaio di voti varrebbe bene un po’ di tranquillità. La pasionaria ha però ribadito che non se ne andrà e che continuerà a tartassare i vertici, dal segretario al sindaco che l’ha fatta fuori in nome dei mutati equilibri al Nazareno, ma anche in regione e in città dove Nardella ha preso quella che i politologi tecnicamente chiamano “usciata”. Da Firenze i “Delreiani” stanno indirizzando centinaia di cartoline. “Vogliamo votare alle primarie”, c’è scritto nel testo, Elly Schlein è la destinataria. Scene insolite e pericolose in una città che viene considerata un bastione del centro sinistra contro le destre ma dove, alle politiche di un anno fa, la tenuta fu garantita dal 15% del Terzo Polo che attutì la debacle del Pd, per la prima volta sotto al 30%.