Anche i sindacati sono sul piede di guerra
Pensioni: la Lega spinge per mantenere Quota 100, ma Draghi tira dritto
Si apre la battaglia sulla manovra, mentre è stato inviato all’Ue il Documento programmatico di bilancio, accompagnato da una nota del governo che comunica la discussione su “interventi in materia pensionistica per ottenere un registrato ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario“. Il tema rischia di alimentare la tensione nell’esecutivo.
Sul tavolo il dossier delle pensioni con le barricate della Lega, pronta a difendere la sua riforma bandiera: Quota 100. Superato il provvedimento, ora il Governo guarda a Quota 102 e Quota 104. Il Carroccio trema: è necessario uno stumento per garantire flessibilità in uscita con una misura che sia attrattiva e non penalizzante. Il punto, per i leghisti, è non tornare alla legge Fornero, su cui si è mosso lo spot elettorale del leader del partito Matteo Salvini durante il governo giallo verde.
Si chiude così l’esperimento triennale di Quota 100 con Draghi che, sebbene non ammetta che si stato un provvedimento flop, cerca di quietare i malumori in casa Lega.
I numeri parlano. Quota 100 doveva mandare in pensione circa un milione di persone, di cui la metà prontamente sostituita dai giovani. Purtroppo però, meno di un terzo ha utilizzato la misura leghista. Come mostra la tabella dell’Osservatorio Previdenza della Cgil, Quota 100 doveva costare 21 miliardi, ma la bassa adesione ha portato a un costo ridotto, facendo risparmiare quasi 7 miliardi, già utilizzati dai governi Conte e Draghi per finanziare altri provvedimenti, come il Reddito di cittadinanza.
Conti alla mano, il premier Draghi non fa marcia indietro ed è pronto quindi a riformare Quota 100. In settimana, il presidente del Consiglio porterà in Cdm la manovra per essere varata. Si va verso un Quota 102-104 che, secondo voci di palazzo, è già una mediazione con Salvini.
Il 2021 si chiude salutando la misura del leader del Carroccio mentre il 2022 dà il benvenuto a Quota 102 (64 anni di età più 38 di contributi), che va a scalare nel 2023 a Quota 104 (65 o 66 anni di etàcon 39 o 38 anni di contributi), con una piena vigenza della riforma Fornero a partire dal 2024. Il superamento di Quota 100 sarà graduale, senza scaloni, avverte Draghi.
Il premier è pronto a fare una concessione che riguarderà la platea dei lavori gravosi, già allargata dalla commissione presieduta dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. Il tutto a maggior beneficio dei lavoratori uomini. Ma – ed è questo il punto su cui spinge il governo – viene concessa la possibilità di lasciare prima del tempo, senza perdere contributi: una possibilità prevista solo per le categorie entrate nella nuova lista dei gravosi.
Il Carroccio però continuerà la sua battaglia: non accetta che al sistema pensionistico sia riservato una somma pari a quella prevista per il Reddito di cittadinanza, la misura bandiera del M5S che vanta un portafoglio di 8 miliardi. Ma il governo vuole riformulare anche il RdC, con controlli ex ante, quindi prima di concedere il sussidio che sarà progressivamente tagliato per non renderlo un provvedimento di assistenzialismo senza limiti.
L’allarme è stato lanciato anche dall’Ocse, che ha messo in luce gli aspetti cruciali su cui bisogna agire. L’Italia spende per pensioni molto di più rispetto agli altri paesi Ocse, con una spesa molto più alta di quella utilizzta per istruzione o ricerca. Condizione che frena la ripresa e accentua le disparità penalizzando in particolare i giovani. Serve quindi una riforma del cuneo fiscale, avverte l’Ocse.
La riforma sulle pensioni pensata da Draghi non scontenta solo la Lega. Anche i sindacati sono sul piede di guerra. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ieri sera a “Porta a Porta” è intervenuto sul tema, alimentando le polemiche mosse da altre associazioni sindacali: sulle pensioni “abbiamo una piattaforma unitaria. Noi abbiamo proposto una riforma vera del sistema e questa non lo è”, dice Landini. E poi attacca: “La discussione non è passare da Quota 100 a Quota 102 che è un po’ una presa in giro. Non è quello che serve al nostro Paese“.
Il segratario della Cgil lamenta di non essere stato coinvolto nella discussione sul tema con il governo. E rilancia:” Appena il tavolo ci sarà siamo pronti ad avanzare le proposte di riforma“, afferma pronendo un nuovo strumento con la possibilità di uscita da 62 anni, una pensione di garanzia per i giovani e un riconoscimento contributivo per le donne.
La discussione è ancora aperta e la coperta, tirata da più lati, è troppo corta.
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