Per favore Professoressa, può bocciare mio figlio? Io gli voglio bene e osservo alcuni difetti che una bocciatura correggerebbe. Lo dico per lui”. Così, mio padre, in un colloquio al liceo con una mia insegnante, che incredula obiettava: “Ma come si fa? È il secondo della classe”. “Si impegna poco, non vorrà mica lui creda che nella vita tutto gli riuscirà senza sforzo…?” ribatteva lui (e credo che analoga richiesta venne fatta dai miei zii “contro” i miei cugini). Era la stagione dei genitori che, fattisi da soli, ritenevano che giustificare sempre i figli solo in quanto tali, facesse il loro male.

Uno dei primi, stupendi ricordi della mia vita sono le gremitissime lezioni-show universitarie di mio padre, brillantissimo e amatissimo – ancorché esigentissimo – professore di Scienza delle Costruzioni ad Architettura, a Roma. Siccome era alla mano e simpaticissimo, agli studenti era chiaro che se le cose agli esami andavano male, era per il loro interesse che glielo faceva ripetere. Mai mezza storia. Perché questo mio ricordo personale? Perché l’aggressione alla professoressa di Abbiategrasso grida vergogna. E rivela un andazzo che fa male ai ragazzi, quindi all’Italia di domani.

Fare i professori è un mestiere-missione: forma la mentalità dei giovani, la nazione del futuro. Come vi azzardate, mocciosi, a discutere l’autorità’ di chi vi fa del bene e insegna a vivere? Possibile siate così deboli, schiavi solo del consenso di chi ammira qualche bravata? No, non è possibile. E allora la causa è da cercare altrove: negli adulti, vostri genitori. Che anziché educarvi alla vita, a diventare uomini, vi considerano loro protesi, mai autonome, e difendono la loro incapacità educativa giustificando voi anziché chi da noi è pagato per pretendere da voi, e in cambio darvi gli strumenti per camminare sul viale della vita.

Che pena i genitori che protestano contro i voti dati al figlio, persino contro le scelte del mister della squadra di calcio che li mette in panchina. Il sindacalismo genitoriale fa orrore, e male a tutti voi figli. Oltre a offendere un professionista che, pur non facendosi ricco, esercita una missione cruciale: formare voi, gli italiani di domani. Costanza Esclapon, influente manager della comunicazione, quando la preside prima diede uno schiaffo a sua figlia e poi si scusò, si presentò a scuola sgridandola: “Preside, lei sbaglia a scusarsi. Mia figlia deve imparare il rispetto dell’autorità”.

Venerdì quella figlia consegue il master ad Harvard con una borsa di studio. Esatto: i professori sono l’autorità, e devono essere rispettati. Potete anche far finta non sia così. Lo scoprirete dopo, e pagherete il doppio in termini di insuccesso. Poi vi resterà solo di sfogare frustrazione e invidia sui social. Sai che ficata. Quindi ragazzi, poche scuse (“Sento la pressione”, ma per favore) un consiglio: noi vi aspettiamo fiduciosi nel mondo dei grandi, ma se i vostri genitori vi giustificano sempre, smettete di seguirli. Vi farete un favore. E giù le mani dai professori, cui bisogna solo dire grazie.