Il 5 gennaio l’epifania regalerà una serata di normalità ad alcune detenute protagoniste del documentario Caine (di Amalia De Simone per rai 3- raiplay). Per una volta varcheranno i cancelli del carcere di Fuorni ed insieme alla direttorice Rita Romano parteciperanno al concerto di presentazione del disco della cantautrice Assia Fiorillo. Assia infatti per un anno intero ha frequentato le detenute recandosi in carcere proprio per le riprese di Caine che senza alibi e senza sconti ha raccontato le loro storie, e da questo incontro sono nate alcune canzoni tra cui una scritta proprio con le donne che stanno pagando i loro sbagli con la reclusione.

Per questo motivo l’occasione dell’uscita del disco “Assia” è sembrata una buona opportunità per chiedere al tribunale di sorveglianza di far uscire per qualche ora le donne e farle partecipare all’evento, organizzato in sicurezza e nel rispetto delle norme anticovid. Assia durante il live, a sorpresa le chiamerà in causa. Assia, con la sua band, suonerà i brani inediti del suo cd e qualche cover e ripercorrerà la strada, lunga e complicata, che l’ha portata a realizzare questo progetto musicale.

Questo album distrugge la retorica che ormai spesso è latente nei lavori cantautorali con un progetto capace, senza mai abbandonare la poesia, di entrare nei fatti e nelle storie, toccandole. In tempi di equilibrismi in questo caso è la musica a farsi avanti e a raccontare storie e nomi che anche nelle cronache restano troppo spesso anonimi. È un progetto che utilizza la complessità della musica da studio, palco e sudore e la arricchisce con la sperimentazione di suoni nuovi, tecniche di beat e sequenze, rendendola pop.

Grazie agli arrangiamenti e alla direzione artistica di uno dei più innovativi e geniali producer della scena internazionale, Massimo D’ambra (tra i suoi clienti Gue Pequeno, Sfera Ebbasta, Enzo Avitabile, Eugenio Bennato), il disco si colloca in un solco semivuoto nel panorama italiano, quello di un cantautorato con una forte identità femminile, che ha radici nella tradizione e fioritura nell’innovazione.

Nel disco trovano asilo storie emozionanti, intime e universali e impegno civile, aspetto che è diventato sempre più importante grazie anche alla collaborazione con la giornalista Amalia De Simone, coautrice di diversi testi presenti del disco. Non è “solo” il primo disco solista di Assia Fiorillo, ma un approccio alla musica, alla vita, alla cultura del nostro tempo. Assia, voce appassionata e appassionante, ordisce una trama musicale ricercata, raffinata e coraggiosa che nasce da una ispirazione ingenua e autentica e si impreziosisce con un virtuoso e allo stesso tempo leggero gioco di armonie, accordi arditi e note insolite.

Il disco è un inno alla musica, la musica per emozionarsi e emozionare, la musica per viaggiare, la musica per denunciare, per dire da che parte stare, per amare, per lasciare, la musica per guadagnarsi il pane e per non essere più soli.

Qualcosa È Andato Storto
Quante canzoni esistono che raccontano di un amore finito? Si, troppe. La differenza può farla certamente il narratore, non soltanto per il suo talento (o mancato talento) letterario ma anche e soprattutto, aspetto forse più interessante, per tutti i difetti e le incapacità comunicative con cui proverà a “mettersi in relazione” col suo amore perduto. In qualcosa è andato storto c’é una tempesta di parole dolenti, piene di sconforto ma inserite in una melodia che sembra stia raccontando qualcosa di leggero e divertente. Si potrebbe definire una “canzone canzonatoria”, il racconto allegro di una storia triste.

Io Sono Te – Anna
“Io Sono Te” e “Anna” hanno una genesi particolare. Entrambi sono stati scritti durante le riprese del documentario Caine, girato tra le carceri femminili di Fuorni (Salerno) e Pozzuoli (Napoli). Io Sono Te nasce quasi come un pretesto per interagire con le detenute, un esperimento musicale dove provare a mettere in musica i sentimenti, le paure, le aspettative ed il passato di queste donne.
L’importanza del contesto in cui si nasce, si cresce, ti esplode addosso pochi minuti
dopo aver varcato sbarre del carcere, se solo si abbattono anche le proprie “sbarre mentali” che analizzano la realtà attraverso categorie predefinite. “Potevo essere io al loro posto”, questa l’idea alla base del ritornello di questa canzone. Le strofe sono tratte dai racconti delle detenute, talvolta provando a utilizzare le loro stesse espressioni messe in metrica.
“Anna” è una ballad che racconta ancora di questa esperienza, ma lo fa in modo filtrato attraverso gli occhi di chi sta “dall’altra parte”. La religione, l’idea di “affidarsi a Dio” è una caratteristica molto diffusa tra queste donne e proprio questo aspetto diventa uno spunto per scrivere una preghiera, stavolta laica, affinché imparino ad amare prima di tutto sé stesse, provando ad accettare il proprio passato e a costruire un futuro migliore. “Prega Dio, se credi che serva, ma ascolta chi prego io, io prego te”. La scelta sonora è totalmente opposta a Io Sono Te, che ha una produzione elettronica e ricca di suoni. Anna è invece volutamente minimal nella produzione, con un accento più marcato all’intenzione del canto e del testo.

Solo Allora
“Solo allora potrete dimenticarci” è una frase dedicata ai caduti di Auschwitz riportata su una lapide a Marzabotto.
Questa frase è il pretesto per denunciare tutti gli olocausti dei nostri tempi. La memoria, celebrata secondo una liturgia ormai talmente collaudata da sembrare ovvia, a volte addirittura una sterile passerella, viene ricalibrata dunque sull’attualità: dall’olocausto del mare a quello delle mafie a quello di chi è lasciato a scontare la feroce precarietà della vita o la “diversità”in solitudine.

Le Tue Parole
Le parole possono essere armi. I social un luogo dove credere di esistere mentre si guarda dalla finestra la vita che passa. Questa canzone è un piccolo osservatorio su luoghi fittizi in cui ci si confronta e dove le discussioni spesso diventano violenza, dove si rischia di diventare burattini della propaganda, dove si abdica al proprio “essere umani” e si diventa indifferenti rispetto agli altri. Il testo affronta i temi dell’odio e dell’incomunicabilità che paradossalmente si manifestano attraverso un continuo “esprimersi” con i mezzi virtuali in antitesi con la necessità di informarsi, conoscere, rispettare.
Un funk quasi irriverente e sfrontato svela la banalità del male dei nostri giorni e la paura che c’è dietro le varie forme di intolleranza.

Milioni Di Stelle
Milioni di stelle è un elogio dell’ingenuità. È il racconto di chi ha visto molti tramonti ma che ha ancora milioni di stelle davanti a sé e ancora riesce a conservare il senso di stupore, esponendosi anche con le sue le fragilità fuori, nel mondo, dove “c’è lo spettacolo”.

Il Tempo Di Un Giorno
“We have all the time in the world…” era la colonna sonora del primo grande amore giovanile, quello che crede che resisterà al tempo e agli eventi. Ma non è così e nasce da quì, dalla prima grande ferita da adulti, lo spunto per “Il tempo di un giorno”, una canzone che raccoglie dall’esperienza dolorosa di un amore finito la capacità di costruire qualcosa di nuovo e forte, ricordando, stavolta, che “l’amore vuole cura”.

Perfect Glove
Ognuno ha il suo guanto perfetto. Anche quando ci si sente inadeguati, inappropriati anche un po’ disadattati al mondo. Il guanto perfetto ti fa dire che si è pronti ad osare, affrontando i pensieri affamati, i momenti di dolorosa inettitudine, i mercanti d’arte. La verità ha un prezzo e rende ogni strada in salita. Ma riconoscere il proprio guanto perfetto consente di dire al mondo che si è ciò che si è. Senza paura. La sezione di fiati, suonata da Alessio Castaldi, accompagna e risponde ai versi scritti con la preziosa collaborazione di Amalia De Simone.
La canzone è impreziosita da una collaborazione importante, quella di Massimo Jovine, bassista dei 99 posse. Jovine è presente nella vita artistica di Assia in quanto condividono il progetto del collettivo “Terroni uniti”.

Nel Buio Del Letto
Certe volte gli amori finiscono mentre facciamo finta di non accorgercene. Forse per paura, per abitudine, riusciamo a diventare sempre più spenti pur di non guardare in faccia a quel buio, ormai vuoto e silenzioso. Bisogna raccogliere allora tutte le parole ed il coraggio per raccontare, scrivendone una canzone, quello che è stato il tempo sospeso insieme e quello che ormai non è più.
Il “blue” delle parole in questo racconto è accompagnato dal piano del jazzista Francesco Marziani. Il risultato del melting pot tra i suoni arditi di Marziani e la produzione originale di Max D’Ambra è una ballad moderna e raffinata.

The Sun Is Smiling
Per citare Vasco, “The Sun Is Smiling” è venuta fuori già con le parole. É dedicata ad una persona sempre circondata da amici, corteggiatrici, sempre al centro. Eppure a chi la ama non interessa solo quello che gli altri vedono, ma soprattutto quello che gli altri non vedono.
Indipendentemente da tutto quello che fa per sembrare splendida agli occhi di tutti, il sole splende sul suo viso in ogni momento e senza bisogno di artifici e forse lei non se ne accorge (“I do love the things you don’t know ‘bout yourself…”).
Max D’ambra, il produttore, ha definito questo brano come il più cool del disco, forse anche per la sua dichiarata semplicità nella forma AB (pur andando oltre la contemporanea abitudine del giro di 4 accordi) e per un ritornello ridondante e un po’ ossessivo come un amore molto giovane.

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