La proposta per il rilancio del Sud
“Per rilanciare Napoli e il Mezzogiorno serve un’agenzia nazionale”, la proposta di Giovanni Leone

«Napoli si trova in Italia, non vedo perché ci debba essere una legge speciale per questa città. Credo, invece, che sia indispensabile un’agenzia nazionale che si occupi del rilancio del Mezzogiorno, quindi anche di Napoli». Giovanni Leone, professore ordinario di Diritto amministrativo presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’università Federico II, spiega perché varare adesso una legge speciale per il capoluogo campano non sortirebbe alcun effetto positivo.
Napoli è sempre stata considerata un’eccezione. «Napoli è Napoli». «Bella e maledetta». «Unica e impossibile». «Napoli non è l’Italia: è un mondo a sé». Espressioni che ricorrono da secoli, luoghi comuni così radicati da diventare tradizione. Ma questa tendenza a esasperare l’unicità di Napoli rischia, secondo alcuni, di mettere in un angolo la comunità. «Napoli non ha bisogno di campanilismo e di populismo – sottolinea Leone – la città fa parte di un Paese che è centrale nell’Europa ed è in questa prospettiva che dobbiamo ragionare. Una legge speciale per Napoli contribuirebbe ad alimentare l’idea di una realtà isolata da tutto e contribuirebbe a isolarla ancora di più».
Si è fatto in questi mesi un gran parlare di dissesto, di commissariamento o di misure straordinarie per salvare una città che annaspa tra debiti e amministrazione inesistente. Tra queste ipotesi c’è anche quella di una legge speciale, già adottata in passato.
«Negli anni questo tipo di legge è stata varata per “accontentare” Napoli – spiega Leone – quando era stata depauperata dei suoi beni da capitale di un Regno, per esempio quando fu localizzata l’acciaieria a Bagnoli, all’inizio del secolo scorso, oppure in occasione del colera, con la legge sul risanamento del 1885, e del terremoto del 1980. Sono state leggi sempre parziali che sono riuscite a dare qualche risultato positivo». Ma i tempi cambiano e ora c’è bisogno di altro. «Adesso bisogna pensare al rilancio del Sud in un’ottica europea – sottolinea Leone – Non piange solo Napoli, ma piangono anche la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. Il nostro non è un caso isolato ed è sbagliato pensare che rappresenti un’eccezione».
Cosa fare quindi per aiutare il Mezzogiorno d’Italia a superare i problemi che lo affliggono da decenni? «Bisogna approvare una legge nazionale che come prima cosa assegni il 70% delle risorse del Recovery Fund al Sud e il restante 30% alle regioni del Nord, e non viceversa come sembra si voglia fare: così potremo cercare di recuperare il gap con il Settentrione – suggerisce Leone – Si dovrà investire in ricerca e sanità, risanamento del dissesto idrogeologico e dei centri urbani, senza costruire nuovi volumi ma ristrutturando e valorizzando quelli già esistenti».
Decisa la ripartizione dei fondi necessari alla ripartenza economica del Paese, si dovrà procedere alla selezione dei progetti da concretizzare, senza sprecare il tempo perso finora. «Direi che è arrivato il momento di dire basta alle cattedrali nel deserto – sostiene Leone – Servono opere utili alla collettività. Affermare che occorrono infrastrutture è una banalità. Già, ma di che tipo? È vero o non è vero che il mutamento climatico impone di non sprecare l’acqua che c’è e di costruire acquedotti e invasi, dissalatori in aree prossime al mare dove la distribuzione idrica è difficoltosa? Oppure per alimentare i suoli agricoli?»
Secondo il professor Leone è necessario «valutare attentamente l’utilità degli interventi, compito che spetta di certo alla politica nazionale che poi dovrà confrontarsi con le Regioni e i Comuni per raccogliere suggerimenti e approvare, in tempi brevi, i progetti da portare a compimento». Ma non solo: «Va rivalutato il principio costituzionale della sussidiarietà secondo il quale, se il Comune non dispone delle risorse, l’opera va realizzata dalla Regione, e se quest’ultima, a sua volta, non è sufficientemente attrezzata, dev’essere lo Stato a eseguire l’intervento. Ma tale procedimento va cadenzato in tempi assai stretti. Credo che lo Stato debba istituire un’Agenzia per affiancare gli enti, che hanno la competenza, ma non la capacità di eseguire le opere, e dotarle di personale qualificato».
Quando si parla di denaro, opere pubbliche, gare e appalti al Sud, occorre fare molta attenzione, in quanto tra gli interessati spesso compare la criminalità organizzata. «A Napoli, come in tutta Italia, il pericolo che i fondi in arrivo vengano fagocitati dalla malavita è concreto – conclude Leone – ed è anche per questa ragione che sottolineo l’importanza di una legge nazionale che preveda una struttura stabile votata all’esecuzione e al monitoraggio di opere strategiche per il Mezzogiorno».
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