Ieri Il Fatto Quotidiano ha reso il suo “coming out”, come si dice nel nuovo linguaggio inglesizzante. Cioè ha dichiarato l’essenziale della sua ideologia politica. Ha pubblicato in prima pagina una grande immagine di un gabinetto, con una fessura sulla tavoletta per introdurre la scheda elettorale. Tradotto dall’immagine alle parole, il messaggio è nettissimo: le urne sono un cesso. La democrazia è un cesso. Il voto è un cesso.

Più o meno è quello che pensava Pinochet. Oppure, potremmo dire nel giorno in cui se ne va Miki Theodorakis, quello che pensavano i colonnelli greci che in una cupa notte del 1967, armi in pugno, arrestarono tutto l’establishment della democrazia greca, misero in fuga il re, presero il potere e lo esercitarono per diversi anni senza fare uso delle urne, ma solo delle celle e delle torture. Poi, se volete, per essere equanimi possiamo trovare anche tanti altri esempi novecenteschi nell’est Europa. Sull’odio per la democrazia politica, fascismo e bolscevismo si assomigliavano. Credo che Marco, rispetto a Pinochet e ai colonnelli greci, abbia una posizione molto diversa sull’argomento della tortura. Immagino che lui sia nettamente contrario. In fondo è un uomo mite, anche se un po’ rabbioso. Penso che lui si contenti delle celle e soprattutto dell’abolizione di questo metodo insopportabile e mollemente borghese di distribuire il potere che consiste nell’uso delle urne.

Le urne, il voto, i candidati, il decadente sistema democratico, sono il male della modernità. Una vera modernità si libera di questi orpelli ottocenteschi e seleziona il potere, non lo distribuisce. Il potere, secondo Travaglio e molti suoi predecessori, spetta agli onesti, o ai giusti, o ai camerati, o alla classe. Lui propende per gli onesti. Chi sono gli onesti? Quelli che appartengono al partito degli onesti e che sono giudicati tali dai magistrati, dai Pm, dalle varie associazioni antimafia, da Di Battista e da Fofò. Su Di Maio bisogna stare più attenti: negli ultimi tempi ha sbandato e in lui sono evidenti netti segni di imborghesimento democratico. Un po’ di prudenza anche su Grillo, che certo non ha tentazioni democratiche, però si è dissociato da Conte, e Conte invece è un uomo puro. Come lo era Bessarione (non sapete chi era Bessarione? Ve lo racconto un’altra volta).

Il tono scherzoso che sto usando per riferire della svolta dichiarata del Fatto, che in modo solenne si schiera per una ideologia comunque antidemocratica e che richiama esplicitamente i toni del fascismo mussoliniano, forse è fuori luogo. A me viene spontaneo scherzare un po’ quando parlo di Travaglio (Perché? Ve lo spiegherò un’altra volta quando vi racconterò anche di Bessarione). Il problema però è molto serio. La presenza in Italia di un nucleo di energie politiche, giornalistiche e intellettuali fortemente e appassionatamente contrarie alla democrazia è una questione che va affrontata. Quando io ero ragazzo, per molto meno si sarebbe gridato al colpo di Stato. Ma allora i colpi di Stato erano possibili, persino in Europa (come dimostrò proprio la Grecia, e più tardi – in senso inverso – di nuovo la Grecia e poi il Portogallo quando dei putsch eliminarono la dittatura per mano militare e restaurarono la democrazia).

Oggi i colpi di Stato non sono possibili. Ma il progressivo deterioramento della democrazia, del suo funzionamento, delle sue garanzie, del suo legame indissolubile con lo Stato di diritto non solo è possibilissimo ma è largamente in atto. Le forze che in modo esplicito o no non amano la democrazia e lavorano per ridurne la portata e il potere sono presenti in diversi partiti. Sono fortemente maggioritarie tra i 5 Stelle, sfiorano ormai, e penetrano, nel Pd, hanno un peso discreto nella Lega. Non credo che siano presenti anche in Fratelli d’Italia, e se lo sono sono del tutto marginali, perché Fratelli d’Italia – paradossalmente – è un partito che affonda più di tutti gli altri le radici nella Prima repubblica e nella struttura democratica dei partiti. Fratelli d’Italia ha tendenze reazionarie nettissime, e anche giustizialiste. Sicuramente alcune sue posizioni risentono di una vaga ascendenza fascista. Ma è un partito democratico, che ama la democrazia. Si è del tutto liberato del ricordo autoritario del fascismo.

Queste forze sovversive trasversali sono fortemente influenzate, e influenzano, una parte significativa del mondo dell’informazione. E trovano un interlocutore potentissimo e attento nel partito dei Pm. Perché l’idea alla quale si ispirano è quella di Travaglio: la Repubblica degli onesti, dei giusti, lo Stato etico. Qual è il rischio? Che proceda il logoramento in corso. Lo Stato di diritto ormai in Italia è ridotto al lumicino. La magistratura è in mano a una Loggia, che sia l’Ungheria o no non saprei. E ha un potere sconfinato. I partiti devono sottoporsi a cerimonie umilianti per avere l’imprimatur dei giusti. E non possono più scegliere, e non hanno autonomia, e non sono – proprio per queste ragioni, oltre che per un difetto di pensiero – capaci di elaborare strategie e politiche.

La campagna del Fatto contro gli impresentabili (con il corredo dell’urna-cesso) è uno dei grimaldelli. Si pubblicano liste di proscrizione, tipiche di tutti i regimi, che si fondano sull’idea che se stai antipatico a un Pm sei un farabutto. Pensate al caso Calabria, dove i Pm hanno fatto fuori il presidente eletto, Mario Oliverio, rispettabilissima persona, erede della nobile tradizione del Pci, lo hanno arrestato, hanno poi dovuto liberarlo solo su ordine della Cassazione per inconsistenza delle accuse, e ora che, indebolito illegittimamente dai poteri occulti delle Procure, prova a ripresentarsi alle elezioni, gli tornano addosso e lo rimettono di nuovo sotto il fuoco per mezzo di Travaglio: sei impresentabile, gridano. Impresentabile? Piuttosto Oliverio è un perseguitato.

Ma nei regimi la parola perseguitato è abrogata. Facciamo spallucce a tutto ciò e andiamo avanti? Sotto il ricatto continuo dei manettari? I partiti non sono in grado di reagire, vili e impauriti? La campagna contro Berlusconi ha portato a tutto ciò? Ha demolito l’attaccamento alla democrazia politica e allo Stato liberale? Gli intellettuali di sinistra sono scomparsi o si riparano dietro Montanari? Già. Poi se io dico che siamo al fascismo mi dicono che sono ottuso dalle ideologie. Non c’è niente di ideologico in quello che dico. Questa roba qui nella quale stiamo vivendo assomiglia tantissimo a un moderno fascismo.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.