Le elezioni europee dello scorso giugno, così come le elezioni politiche britanniche e francesi, hanno evidenziato come le forze liberal-democratiche e riformatrici svolgano oggi un ruolo cruciale e spesso determinante. Solo in Italia le forze lib-dem (che pure avevano raccolto ben 3 milioni alle politiche del 2022) non riescono ancora a essere protagoniste: a oltre tre anni dalla scadenza naturale dell’attuale legislatura nazionale, e all’inizio di una legislatura europea che purtroppo non vedrà rappresentanti italiani, c’è ora il tempo per evitare che il disastro del 9 giugno segni anche il futuro. È tempo di superare divisioni, incomprensioni e tentazioni di arroccamento personale, per avviare una stagione di ricostruzione unitaria dell’iniziativa liberal-democratica in Italia: serve un unico contenitore, che alle prossime elezioni offra agli italiani un’alternativa chiara e comprensibile tanto ai sovranisti quanto ai “fronti popolari”.

Una forza che rappresenti e difenda la libertà d’impresa, di scambio e di lavoro, l’europeismo e l’atlantismo, che sappia coniugare la tutela dell’ambiente con l’innovazione scientifica e tecnologica, che difenda il rigore di bilancio diminuendo e riqualificando la spesa pubblica e abbassando e rendendo più razionali le tasse, il merito anche nella pubblica amministrazione, la concorrenza e le liberalizzazioni e che promuova lo stato di diritto, la giustizia giusta, le libertà individuali e il modello della società aperta. Una forza che sappia innovare le forme e gli strumenti di partecipazione politica, anche per dare voce e partecipazione ai più giovani, e che sappia tradurre le sue istanze in proposte concrete e pragmatiche per la vita di tutti i giorni, dialogando con le realtà civiche e sociali, con il terzo settore e con il mondo del lavoro e dell’impresa. Il rapporto Draghi ci ha posto di fronte le sfide per l’Occidente e l’Europa. Bisogna saperle affrontare.

Le scelte concrete su alleanze, coalizioni, desistenze o accordi programmatici vanno rimandate a una fase successiva, per non cadere nella trappola asfittica del “bipopulismo” italiano. La priorità è dare soggettività e unicità all’iniziativa liberal-democratica, il resto seguirà. Sotto questo profilo l’appello di Enrico Costa e Luigi Marattin ha costituito un importante segnale. La debolezza delle attuali formazioni liberal-democratiche deriva anche dalla loro natura di partiti fondati essenzialmente sull’iniziativa personale di un leader. È dunque nell’interesse di tutti, a partire proprio dai fondatori di questi movimenti, che tale dimensione personale sia superata, per arrivare a un processo costituente che porti alla nascita di un partito unitario fondato su regole trasparenti e democratiche che assicurino pluralità e contendibilità.

Noi riteniamo che questo processo possa e debba sostanziarsi – fin da subito – nell’organizzazione di procedure aperte, trasparenti ed eque per la scelta della leadership e della linea politica, capaci di restituire vivacità e ottimismo all’elettorato, precedute da un periodo di ascolto e confronto con gli elettori, cui far seguire immediatamente la fase congressuale del soggetto politico unitario.
Ci rivolgiamo quindi direttamente agli elettori, ai dirigenti e attivisti delle singole forze: abbiamo molto rispetto per il dibattito interno ai vostri partiti e comprendiamo la difficoltà insita in un processo di destrutturazione e di riaggregazione, ma né i veti personali né le scorie del passato possono essere un’obiezione credibile alla necessità di dotare l’Italia di quella forza riformatrice che la storia, il futuro e il ruolo europeo del paese meritano. Un partito politico unitario, autonomo dai poli, liberaldemocratico è l’obiettivo cui tendere. Il cambiamento è il frutto delle nostre azioni e del nostro coinvolgimento e prescinde dai contenitori che momentaneamente possono abilitarlo. Il tempo è arrivato per una sfida che non chiede passi indietro o di lato a nessuno, ma che chiede a tutti di fare un passo avanti.

FIRMATARI

Massimiliano Annetta, giurista
Ugo Arrigo, economista,
Ernesto Auci, giornalista
Pierluigi Barrotta, docente universitario
Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista
Anna Maria Corazza Bildt, imprenditrice già europarlamentare
Carlo Cottarelli, economista
Edoardo Croci, economista
Stefano Da Empoli, economista
Franco Debenedetti, imprenditore, editorialista
Alessandro De Nicola, avvocato
Martina Dlabajová, imprenditrice già europarlamentare ALDE
Piercamillo Falasca, giornalista e consulente aziendale
Renato Falci, dirigente
Valerio Federico, dirigente politico
Dario Frigerio, dirigente
Giampaolo Galli, economista direttore Osservatorio Conti Pubblici
Riccardo Gallo, economista
Paolo Garonna, economista
Nicola Giocoli, economista
Edgardo Gulotta, giornalista vice-direttore TG La 7
Paul Köllensperger, consigliere regionale Team K
Giacomo Mannheimer, manager
Samuele Murtinu, economista
Enrico Musso, economista
Marta Federica Ottaviani, giornalista
Emanuela Pistoia, giurista
Riccardo Puglisi, economista
Dino Rinoldi, giurista
Filippo Rossi, giornalista
Sergio Scalpelli, dirigente
Chicco Testa, imprenditore
Alessandro Tommasi, imprenditore
Claudio Velardi, giornalista, direttore Il Riformista
Francesco Venier, economista
Marianna Vintiadis, imprenditore, economista

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