Il Tribunale ha accertato che non ho turbato la più grande asta d’Europa. Però oggi l’informazione che per anni ha guidato la gogna mediatica contro di me, tace e nasconde l’assoluzione. Questo è il problema del circo mediatico-giudiziario”. Chi parla è Alfredo Romeo. Alfredo Romeo è stato assolto. È stato assolto perché il fatto non sussiste. E badate bene, parliamo di una maxi inchiesta che aveva come oggetto una gara d’appalto tra le più importanti d’Europa. Parliamo di Consip. Parliamo di quasi tre miliardi di euro. Parliamo anche di un imprenditore finito nel tritacarne mediatico per più di cinque anni. Ah ed è finito anche in carcere per sei mesi. Però poi c’è stata l’assoluzione. Assolto Alfredo Romeo.

L’avete letto? Lo sapevate? No? Vi credo. Ieri ci siamo dati la buonanotte sperando nel buongiorno di una rassegna stampa giusta, veritiera, che dice la verità e nient’altro che la verità. È questo il dovere civico del giornalismo, di chi fa informazione. E invece niente… trafiletti. Piccoli trafiletti che davano la notizia con aria dimessa, si poteva quasi avvertire il dispiacere di chi scriveva due parole: Romeo assolto, poi qualche riga di contorno giusto per con le dichiarazioni degli avvocati di Romeo e niente di più. Ma come? Non avete niente da dire? Niente da aggiungere? Nessun commento? Dove sono finite le prime pagine? I titoloni in rosso e le foto in primo piano? Dove sono finite le insinuazioni, le sentenze, le allusioni, le sferzate? Sarà finito l’inchiostro… non c’è altra spiegazione.

O forse c’è. C’è che quando bisogna dire: la magistratura ha sbagliato, ha fatto una cazzata, ha distrutto un uomo, ha creato un caso che non c’era, ha cucito su un imprenditore un processo politico e mediatico, lo ha sbattuto in carcere salvo poi dire: tutto a posto, non è vero niente. Ecco c’è che quando c’è da dire questo nessuno lo dice. Perché vedete, è molto grave. È grave il silenzio, è grave che quando c’è da dire assoluzione lo si dice sommessamente, a bassa voce, lo si fa passare in sordina. È grave. Molto grave. È non lo è perché Alfredo Romeo è il nostro editore e noi chiaramente gli abbiamo dedicato la prima pagina perché eravamo contenti, perché la verità è venuta fuori e perché quando la magistratura sbaglia deve finire in prima pagina e si deve dire: tutto sbagliato. È grave perché fino a quando c’era da scrivere sentenze senza aspettare il processo e in barba al garantismo si è scritto, ora che la sentenza c’è le penne non scrivono più bene. Si perché ieri si scopre che non è che Romeo non ha commesso il fatto, il fatto non sussiste: Romeo è innocente. Era tutta un processo inesistente.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.