Perché bisognava salvare “il soldato Cafiero”? Se lo chiese nella scorsa consiliatura del Csm il Pm antimafia Sebastiano Ardita, all’epoca esponente della corrente Autonomia&indipendenza, il gruppo fondato da Piercamillo Davigo. Il magistrato, ora procuratore aggiunto a Messina, ad aprile dello scorso anno era intervenuto in Plenum chiedendo lumi su una chat fra Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia da novembre del 2017 al febbraio 2022, e Luca Palamara.
Il Csm, in particolare, aveva aperto una pratica per capire come mai l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, all’indomani della mancata nomina di Cafiero De Raho a procuratore a Napoli a luglio del 2017, avesse chiamato Palamara dicendogli “Salviamo il soldato Cafiero”.

“É una chat che andrebbe approfondita chiedendo magari agli interessati a cosa si riferissero, quale battaglia era stata combattuta, poi chiarita e magari inserita nel provvedimento, cosi tutto rimane vago”, disse Ardita. “Ci sarebbe anche da comprendere per quale ragione il ministro dell’Interno si rivolge a Palamara, a che titolo lo investe delle sue preoccupazioni, questo rimane a oggi un tema inesplorato, neanche riportato in delibera”, aggiunse l’ex togato del Csm senza però ottenere risposta.
Cafiero De Raho era uscito sconfitto dalla corsa alla Procura di Napoli dove, prima di essere trasferito a Reggio Calabria nel 2013, aveva trascorso quasi tutta la sua carriera. Il Csm gli aveva preferito Giovanni Melillo, ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Passa qualche mese e a ottobre Cafiero De Raho diventa però il capo di tutti i Pm in quanto la Procura antimafia si occupa di coordinare le attività di tutti gli uffici inquirenti.

Per Cafiero De Raho fu un vero plebiscito. Prenderà anche i voti delle toghe di sinistra che avevano come candidato il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato. Per Cafiero De Raho voteranno compatti tutti i laici. Ironia della sorte, Scarpinato e Cafiero De Raho, entrambi andati in pensione lo scorso anno, si sono ora ritrovati in Parlamento, il primo al Senato, il secondo alla Camera, eletti nelle liste del Movimento 5stelle. Una ricostruzione parziale dell’accaduto si trova nel racconto di Palamara con il direttore Alessandro Sallusti. Minniti, calabrese, sarebbe stato interessato al destino professionale di Cafiero De Raho in quanto procuratore di Reggio Calabria. Sallusti chiese allora “se l’intervento di un politico di peso come Minniti sia stato decisivo per la nomina” ma Palamara rispose facendo spallucce.

Le chat meritano di essere rilette.
Il 27 luglio 2017, Minniti scrive: “Cerchiamo adesso di salvare il soldato De Raho. Il risultato in qualche modo lo consente”.
Palamara: “Sì, il mio intervento in plenum è stato in questo senso”.
“Perfetto. Lavoriamoci”, risponde Minniti.
Ad ottobre, come detto, la Commissione incarichi direttivi del Csm propone Cafiero De Raho procuratore nazionale antimafia.
Palamara aggiorna subito Minniti sull’esito del voto: “Votato, De Raho 5 voti Scarpinato 1”.
“Eccellente. Grazie”, la risposta di Minniti.

Prima della nomina del procuratore di Napoli, De Raho, a Roma verosimilmente per attività di servizio, aveva comunque contattato Palamara, sollecitandolo (“scusa, Luca, a che punto siete?”) ed esternando imbarazzo per la “immagine che due autovetture blindate possono dare in questa piazza (Esedra)”, in quanto ferme lì da due ore. Dopo la sconfitta su Napoli, immediata era arrivata la solidarietà di Palamara: “Ho lottato insieme a te fino all’ultimo. Persa una battaglia non la guerra”. E De Raho, dopo averlo ringraziato, gli chiedeva ancora aiuto per “lottare insieme”.

Il 23 ottobre 2017 ecco un nuovo messaggio di De Raho a Palamara, chiamato “Grande Capitano”. L’allora procuratore di Reggio Calabria si lamentava con il “carissimo Luca” per i ritardi nel concerto del ministro rispetto a quanto accaduto con la nomina del procuratore di Napoli.
Il 26 ottobre 2017, rassicurandolo sul concerto ormai ottenuto, Palamara rimetteva alla “saggezza” che lo contraddistingue la scelta sulla data per la delibera del plenum, facendo valutazioni di convenienza sulle presenze ed assenze di consiglieri durante la “settimana bianca”.
Incassata le nomina, De Raho chiedeva quindi a Palamara le modalità di incontro dei vertici della magistratura e del Csm (“con te o da solo?”).
Fine della storia.