De Benedetti ha deciso il ribaltone alla testa del suo quotidiano, cioè “Domani”. Ha mandato via il direttore, Stefano Feltri, che non l’ha presa affatto bene, e ha messo al suo posto Emiliano Fittipaldi, che era il vice di Feltri. Il motivo dell’avvicendamento probabilmente è duplice. Il primo, evidente, è che il giornale, dopo più di due anni di vita, non ha dato i risultati sperati, né in termini di vendite né tantomeno di peso politico e di visibilità. Il secondo motivo è forse che Feltri era un pochino autonomo, mentre De Benedetti ha fondato “Domani” perché sia il suo giornale, proponga non solo – evidentemente i suoi interessi – ma anche le sue idee. E invece pare che Feltri ogni tanto mettesse sul giornale le idee proprie, e questo indispettiva l’editore.

Feltri era un giovane direttore ma già con una discreta esperienza giornalistica. È stato anche vicedirettore del “Fatto”, poi ha rotto con Travaglio. Si è occupato su diversi giornali, per anni, di politica, di economia e dell’intreccio tra politica ed economia. Con competenza e autorevolezza. Forse con scarsa aggressività, e può darsi che sia stata proprio la mancanza di aggressività il difetto che gli è stato contestato. Fittipaldi invece è sempre stato un cronista di giudiziaria. Piuttosto legato alle procure. E probabilmente è questa la caratteristica che cercava De Benedetti.

Evidentemente De Benedetti intende cambiare la linea del suo giornale, rinunciare casomai a un po’ della sobrietà e dell’autorità di Feltri e passare su un solco giornalistico più simile a quello di Travaglio o di Libero. Recuperando i vecchi strumenti del giustizialismo che, da diversi anni, danno sempre belle soddisfazioni agli editori. Chiedere più prigione per tutti rende, di solito, in termini di copie. Anche se magari a questo punto le testate legate alle Procure e ad altre fonti analoghe di informazione, sono un po’ troppe. Si rischia il sovraffollamento.

Tuttavia le persone che sanno qualcosa di quel che sta succedendo, dicono che De Benedetti abbia deciso nuovi investimenti per salvare il suo giornale e intenda usare questi investimenti soprattutto sul web. Vedremo. Pare che il colloquio tra editore e direttore uscente non sia stato garbatissimo. Feltri non sapeva di essere a un passo dal licenziamento, tanto che la sera prima, in Tv, aveva fatto lo spiritoso sulla nomina di Renzi al Riformista e aveva detto di non sentirsi suo collega. Senza sapere che sarebbe rimasto suo collega solo per una notte. Dicono che la questione finirà in mano agli avvocati. Succede.

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