Perché è giusto protestare per il caro affitti, noi studenti in tenda per il diritto allo studio

Nella serata di lunedì nove maggio come Sinistra Universitaria Sapienza, sull’onda di quanto già fatto a Milano da Ilaria Lamera, abbiamo fissato otto tende di fronte al Rettorato della nostra università – La Sapienza di Roma – dove abbiamo trascorso quella stessa notte e le tre successive. È un’azione, la nostra, capace di trasmettere le stesse sensazioni e le stesse emozioni che provano tutti i giorni migliaia di studentesse e studenti fuorisede e pendolari: il disagio derivante dal vivere in un ambiente scomodo e che non possa soddisfare appieno le proprie necessità, come le case con un bagno e una cucina dove si vive in cinque o in sei e dove dunque non sono garantite privacy e la possibilità di farsi una doccia; il senso di tristezza causato da una routine caotica, movimentata e con zero sicurezze, ovvero quella che abbiamo vissuto in questi giorni di accampamento e che è vissuta in ogni istante della loro esistenza dalle studentesse e dagli studenti pendolari, vittime di una rete di mezzi di trasporto non sufficientemente estesa e con un servizio inefficiente, spesso malfunzionante e saltuario oltre che provvisto di orari non propriamente conciliabili con quelli delle lezioni; in ultimo, la pena e l’angoscia che chi osserva dall’esterno prova per chi verte nelle due situazioni appena descritte, ovvero i nostri genitori.

Queste sensazioni e questi stati d’animo, che noi stessi abbiamo sperimentato, che abbiamo trasmesso a chi ci ha seguito in questi giorni e che, come messo in evidenza, sono vissuti quotidianamente da tantissime studentesse e tantissimi studenti fuorisede e pendolari, impediscono uno svolgimento quieto e sereno dell’ordinarietà, facendo diventare stabile ciò che infonde e genera instabilità. In una vita instabile, il diritto allo studio non è esercitabile in forma piena. Gli affitti a Roma partono da 400 euro al mese senza bollette né spese di condominio incluse; nella maggior parte dei casi prezzi così minimi si trovano solamente in zone di periferia, comunque fortemente distanti dall’università, anche 40-50 minuti all’andata; molto spesso le case sono di una metratura inadeguata rispetto al numero delle persone che ospitano, il che rende l’ambiente nel complesso invivibile.

Molte ragazze e molti ragazzi che vivono nelle città limitrofe a quella della propria università, pur stando ad anche oltre un’ora di distanza con i mezzi pubblici, all’andata, preferiscono non trasferirsi per via dell’inaccessibilità degli affitti e dell’eventualità, molto probabile oltre che frequente, che il tempo di viaggio rispetto al proprio luogo di residenza si riduca solo di pochi minuti. Studentesse e studenti che sono dunque costrette e costretti a spendere tre o quattro ore del loro tempo giornaliero per viaggiare, o anche a lavorare per sostenere l’affitto del proprio alloggio da fuori sede per via dell’impossibilità della famiglia nell’aiutarli pienamente in ciò, si trovano in una condizione di disuguaglianza rispetto alle proprie colleghe e ai propri colleghi: hanno meno tempo e meno energie da dedicare allo studio e al tempo libero, essenziale per mantenere un buon equilibrio psicofisico, e conseguentemente non partono allo stesso livello delle loro compagne e dei loro compagni di studio, e dunque, pur spesso avendo la stessa voglia di mettersi in gioco e la stessa capacità d’impegno, non possono raggiungere gli stessi traguardi.

Siamo soliti evocare una metafora che descrive molto bene questa situazione, ovvero quella dell’università – oltre che della scuola – in Italia: se durante una competizione sportiva di corsa gli atleti partono disallineati e non tutti dalla stessa posizione, chi parte per primo sarà più avvantaggiato e chi parte per ultimo lo sarà di meno, e il principio del merito – fondato su quello dell’uguaglianza, e non il contrario – verrà meno. Per far fronte a quella che è una vera e propria emergenza abitativa – causata principalmente dal caro affitti, spesso ricondotto alla preferenza che i proprietari hanno di affittare i propri immobili nel circuito turistico ovvero a breve termine piuttosto che in quello a lungo termine, per via dei maggiori guadagni – abbiamo chiesto, attraverso la nostra azione di protesta, l’apertura di un tavolo che veda protagonisti noi esponenti della comunità studentesca e l’esecutivo regionale, coinvolgendo anche la nostra Rettrice e i Rettori delle università del Lazio oltre che tutti gli altri soggetti pubblici con capacità di impatto sul tema.

Tra le soluzioni che stiamo passando al vaglio vi sono un aumento del numero dei posti disponibili negli studenti pubblici, come anche la costruzione di nuovi studentati, anche riqualificando edifici abbandonati, e interventi per attenuare e rendere più abbordabili i prezzi degli affitti, che possono dunque spaziare da un calmiere ad agevolazioni fiscali per i proprietari che affittano a studentesse e studenti. La questione è complessa ed è per questo che riteniamo fondamentale, pur dando rilevanza alle nostre istanze personali e politiche, interloquire con tutti gli attori coinvolti.