L'accusa dell'avvocato
Perché Eva Kaili è stata arrestata illegalmente: torturata in cella come in Iran o Cina

Gli avvocati di Eva Kaili hanno denunciato un fatto gravissimo: l’ex presidente del Parlamento europeo è stata torturata. Al momento non ci sono smentite. La deputata sarebbe stata chiusa per due giorni in totale isolamento, in una cella gelida, senza coperte, le è stato sottratto il cappotto, senza acqua, senza potersi lavare sebbene avesse le mestruazioni, con una luce sempre accesa per disturbarle il sonno. In modo che arrivasse all’interrogatorio “ammorbidita”. Questo sarebbe avvenuto per ordine del giudice istruttore che sta guidando l’indagine.
Dopo l’interrogatorio il giudice ha deciso un altro mese di carcere perché Kaili non ha detto quello che lui voleva che dicesse. Non ci sono precedenti: dal dopoguerra a oggi mai, nell’Europa occidentale, un parlamentare era stato torturato. Io mi chiedo come sia possibile che nessuno intervenga. La tortura è vietata da molti decenni, in quasi tutti gli Stati europei. Non conosco le leggi del Belgio – che fino a una sessantina di anni fa era uno degli stati coloniali più feroci e contrari al diritto e si macchiò di delitti orrendi, compreso l’omicidio a freddo di Lumumba – ma io credevo che anche le leggi del Belgio fossero state scritte, o riformate, dentro la cornice dei diritti universali dell’uomo e della donna. Forse non è così. In questo caso bisognerebbe controllare se le leggi del Belgio sono compatibili o no con i principi fondamentali dell’Unione Europea, o se non sia necessario immaginare provvedimenti nei confronti di Bruxelles. In ogni caso qui c’è una questione anche più grande. La persona sottoposta a tortura è una parlamentare europea.
È il parlamento europeo che deve intervenire per chiedere alla magistratura belga la restituzione dell’ostaggio. Perché la Metsola non ha ancora parlato? Perché non ha chiesto chiarimenti ai giudici belgi? Se in condizioni analoghe a quelle che si sono realizzate a Bruxelles, Eva Kaili fosse stata arrestata – sequestrata e poi torturata – in Cina, o in Iran, o in qualsiasi paese africano o asiatico o dell’America latina, l’Europa avrebbe fatto fuoco e fiamme, denunciato l’illegalità, avrebbe chiesto la restituzione della prigioniera e stabilito sanzioni nei confronti dello Stato oppressore. Guardate che non sto affatto esagerando. Non è una polemica quella che sto facendo, è una analisi oggettiva dei fatti. Sono i fatti ad essere assolutamente esagerati. Eva Kaili è stata arrestata nonostante godesse dell’immunità parlamentare.
Per arrestarla, il giudice ha invocato la flagranza di reato ma non ha saputo indicare il reato, e dunque è da escludere che ci fosse flagranza. L’arresto è illegale. L’inchiesta per la quale è stata arrestata non l’ha condotta la magistratura ma i servizi segreti belgi e di altri quattro paesi stranieri, dunque è al di fuori da qualunque norma del diritto internazionale. Anche l’inchiesta è illegale. La bambina di meno di due anni della deputata è stata lasciato sola, con l’arresto dei due genitori, e il suo dolore, e i danni psicologici permanenti che sta ricevendo, sono stati usati per ricattare gli imputati. È illegale. A tutto questo oggi si sono aggiunte le torture. L’uso della tortura in Francia fu vietato alla fine del settecento con una motivazione molto semplice: la tortura è già una pena e, in punta di diritto, la pena non può essere usata come strumento di indagine perché può essere solo successiva all’indagine. I belgi questo principio, evidentemente, non lo hanno mai accettato. Peraltro tutta l’inchiesta Qatar fa acqua.
Anche la recente decisione dei magistrati di trattare con Panzeri, proponendogli, senza processo, una pena di un solo anno di detenzione (ai domiciliari) anziché cinque, in cambio del suo impegno ad accusare un certo numero di parlamentari, anche senza prove e riscontri, è una forma di giustizia medievale che non ha nessuna parentela con qualunque tipo, pur rudimentale, di diritto. Panzeri è stato incoraggiato a sottomettersi al diktat del giudice belga con l’arresto e la concessione dell’estradizione di moglie e figlia. Sempre i parenti usati per fare pressione sugli imputati. Una pratica anche questa illegale. E molto, molto vigliacca. Per favore, amici giustizialisti, dite tutto quel che volete, ma fateci la grazia: non usate mai più la parola “legalità”.
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