Una difesa a tutto tondo quella di Giacomo Amadori nei confronti di P.S. il finanziere finito nei guai per aver spiato il ministro della Difesa Guido Crosetto. Dalle pagine de La Verità, il giornalista – noto per avere spesso pubblicato informazioni relative a movimenti bancari o finanziari – si schiera apertamente a sostegno “dell’investigatore navigato” sotto inchiesta: “Quel che è certo” – premette Amadori – “è che P.S. sino a novembre, quando è stato trasferito, ha lavorato in base ai vecchi standard che consentivano al gruppo di lavoro di accedere liberamente alle banche dati… tutte le attività, almeno sino a pochi mesi fa, non necessitavano di nullaosta formali. Gli unici paletti erano rappresentati dal tema delle ricerche: le investigazioni dovevano rimanere nell’ambito del riciclaggio e della criminalità organizzata…”.

E ancora: “Secondo la difesa di P.S. quelle richieste alle banche dati non erano abusive in quanto facevano parte di un lavoro che l’investigatore stava portando avanti e che lambivano il ministro. In sostanza – secondo Amadori – più che davanti a un accesso abusivo ci troveremmo di fronte a una sorta di rivelazione di segreto.”

E come si mormora tra i palazzi romani potrebbe essere proprio il giornalista de La Verità (verità che piace a loro) ad aver ricevuto ghiotte informazioni proprio da parte di questo maresciallo sotto inchiesta o da altri personaggi dello stesso affaire. Ad essere coinvolti, infatti, sono sempre stati due o tre giornali e soprattutto pochissimi giornalisti.

Altrimenti come si spiegherebbero alcune importanti prime pagine di questi anni, che rendevano pubbliche informazioni finanziarie sensibili che sarebbero dovute rimanere riservate. Fughe di notizie apparentemente inspiegabili che adesso diventano improvvisamente meno sospette.

Nel novembre 2019 il settimanale l’Espresso rivela un prestito temporaneo che a Matteo Renzi fa un suo amico imprenditore; nel febbraio 2020 è La Verità a segnalare operazioni ritenute “sospette” e risalenti a tre anni prima della fidanzata di Giuseppe Conte; nel luglio 2020 sempre La Verità rende noto un cospicuo trasferimento di denaro tra Rocco Casalino ed il suo fidanzato, costringendo il primo a rivelare la ludopatia del secondo; nel novembre 2021 Il Fatto Quotidiano pubblica in prima pagina il conto corrente di Matteo Renzi; nell’ottobre 2022 il quotidiano Il Domani – gridando al conflitto di interessi – rivela l’ammontare delle consulenze con la società Leonardo di Guido Crosetto, qualche giorno dopo esser stato nominato Ministro della Difesa; nel gennaio 2023 è La Verità a svelare i sospetti dell’antiriciclaggio su alcuni bonifici del calciatore Francesco Totti verso case da gioco estere; in ultimo poche settimane fa sempre il quotidiano il Domani ricostruisce con dovizia di particolari i movimenti di denaro di Daniela Santanché nell’affaire che riguarda lei e le sue società.

Ma da quanto emerge, ci sarebbero stati accessi alle banche dati su un centinaio di nominativi. E allora quali sono gli altri nomi? E come mai non si è proceduto alla pubblicazione? Non avevano un interesse giornalistico oppure non si è potuto procedere per qualche pressione, magari politica? Domande inquietanti in attesa di una risposta. Forse qualche spiegazione in più potrebbe fornirla proprio lo stesso Amadori… chissà.

Redazione

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