Da capitano del Napoli ha accarezzato l’idea di andar via dopo una stagione fallimentare. Ha accarezzato l’idea di cambiare squadra perché frustrato dalle critiche dei tifosi. Da capitano nonché terzo giocatore per monte ingaggi (ben tre milioni di euro netti a stagione), con contratto rinnovato e adeguato dopo la vittoria dello scudetto fino al 2028, oggi chiede scusa, cita Pino Daniele per intenerire i tifosi e dice di non vedere l’ora di iniziare a lavorare con il nuovo allenatore Antonio Conte. 

Altro che riconoscenza, comandano i procuratori

Parole di Giovanni Di Lorenzo, 31 anni il prossimo 4 agosto, reduce da una stagione e un Europeo che definire raccapriccianti è poco. Ma tant’è. Spesso, anche grazie ai voli pindarici dei procuratori, si cerca sempre di superare il proprio talento con l’ambizione, di ribellarsi alle critiche, anche quando sono giuste, di uscire dal campo, in occasione dell’ultima gara di campionato, scuro in volto perché infastidito dai fischi sacrosanti e “accarezzare l’idea di andare via”. E i contratti da rispettare? La riconoscenza? Poca roba, basta far parlare il procuratore ed ecco che il ‘mal di pancia’ è cosa pubblica.

E’ il calcio di oggi, solo business. “Di Lorenzo vuole andare via”, peccato però che nessuna offerta adeguata sia arrivata sul tavolo di De Laurentiis. Perché che importanza può avere se a 31 anni, e dopo un’annata da dimenticare, trovare sul mercato società disponibili a garantirti lo stesso ingaggio (e la stessa durata) è come cercare un ago in un pagliaio. Figuriamoci trovare club interessati a pagare in modo adeguato il cartellino.

Il vittimismo del capitano

Addirittura Di Lorenzo ha ammesso di aver avuto la percezione “di essere stato abbandonato dalla società”, la stessa che pochi mesi prima gli aveva prolungato (sempre fino al 2028) e quasi raddoppiato lo stipendio.

Per questi motivi dopo l’imbarazzante lettera di scuse pubblicata oggi, giovedì 11 luglio, nello stesso giorno in cui il Napoli di Conte inizia il ritiro trentino a Dimaro, il nuovo capitano azzurro della prossima stagione non può essere Giovanni Di Lorenzo. Come può guidare lo spogliatoio ed essere da esempio a nuovi e vecchi compagni chi ha pensato di andar via perché scoraggiato e frustrato dopo la fallimentare annata passata? Conte ci pensi.

La lettera di Di Lorenzo ai tifosi

Cari tifosi del Napoli,

nelle ultime settimane il nostro amore è stato un po’ “scumbinato”, come quello che cantava Pino Daniele in una sua bellissima canzone. Succede anche nelle storie più belle e intense di vivere momenti di crisi.

Tutti quelli che come noi portano l’azzurro nel cuore sono reduci da 12 mesi difficilissimi. Per me sono stati i più duri della mia carriera. Passare dalla gioia incancellabile dello scudetto alla tristezza di una stagione in cui non ci riusciva niente è stato un trauma difficile da metabolizzare. Avvertivo la vostra delusione sulla mia pelle e non riuscivo con i miei compagni a cambiare l’inerzia della nostra annata.

Lo ammetto, mi ha accarezzato l’idea di andar via. Sentivo la vostra insoddisfazione nei miei confronti e, come ha detto il Presidente, avevo avuto la percezione di essere stato abbandonato dalla società. Dopo il crollo che abbiamo vissuto sul campo, però, era tutto comprensibile: la vostra rabbia, la frustrazione del club, la mia confusione.

Con Mario Giuffredi, il mio procuratore, ho un rapporto che va oltre la sfera professionale. Ha percepito il mio disagio e ha fatto il suo lavoro: cercare di agire a mia tutela e nel mio interesse. Ma non c’è persona più felice di lui che io sia rimasto a Napoli.

Quella stagione maledetta, però, è finalmente passata.
Ho ascoltato le parole del presidente De Laurentiis e quelle di mister Antonio Conte, ho parlato con entrambi in questi giorni, e il messaggio che posso trasmettervi, senza fare proclami inutili e promesse da marinaio, è molto semplice: non vedo l’ora di ricominciare. Perché mi sento uno di voi.

Ci potranno essere altri momenti difficili, ma mai rinnegherò quello che Città, tifosi e Società, nella persona del presidente De Laurentiis, hanno fatto per me e la mia famiglia. Essere il capitano del terzo scudetto, il primo senza Diego, non è solo un onore: è una responsabilità. Non potevo andar via così, dopo una stagione insopportabile per il valore della maglia che indossiamo.

Sono dispiaciuto per tutto quello che ci è accaduto, ma, lo ribadisco, è ormai alle spalle. Davanti a me, adesso, vedo solo l’orgoglio di tornare a vestire quei colori che amo, quella fascia, la voglia di mostrare all’Italia la vera forza del nostro Napoli e di rivivere le emozioni da brividi del 2023.

La nostra città merita di gioire ancora. Amma fatica’ e vi assicuro che lo faremo con la faccia arrabbiata, come ha detto il mister. È ora di rialzare la testa e dobbiamo farlo tutti insieme. Ci vediamo a Castel Di Sangro e poi soprattutto al Maradona.

Vi aspetto al nostro fianco. Come sempre.
Giovanni

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.