La ricostruzione del contagio nell'ex caserma Serena
Perché gli sbarchi a Lampedusa non c’entrano nulla col focolaio nel centro migranti di Treviso
La notizia del focolaio di Coronavirus in un centro di accoglienza per migranti a Treviso, dove si registrano 133 casi di persone risultate positive al Covid, oltre ad occupare prima pagine dei giornali sovranisti, è stata immediatamente strumentalizzata dai leader della destra italiana, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni. Su Twitter, per esempio, il leader della Lega ha scritto di “immigrati mandati a Treviso” e che “se tornerà l’epidemia sappiamo chi ne sarà colpevole”.
‼️ ULTIM’ORA
Immigrati mandati a Treviso, ben 129 trovati positivi al Virus!
Se tornerà l’epidemia, sappiamo chi ne sarà colpevole. pic.twitter.com/TSji8TZOSo— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 30, 2020
Le cose però non stanno così. Il centro di accoglienza aperto nell’ex caserma Serena è gestito da Nova Facility, stessa società di Treviso che gestisce anche l’hotspot di Lampedusa: al suo interno nessuna delle persone è stata “mandata” da Lampedusa a seguito degli sbarchi degli ultimi giorni sull’isola. In realtà infatti nella struttura gli ospiti sono giovani provenienti dall’Africa subsahariana, richiedenti asilo mediorientali, con una consistente parte di questi che sono arrivati in Italia durante i “picchi” migratori degli anni passati.
Il titolare del centro di accoglienza, Gian Lorenzo Marinese, aveva spiegato al Corriere della Sera che due giorni fa tre ospiti erano stati sottoposti al test, ma non è chiaro il motivo, risultando positivi. A quel punto è partita l’indagine con tamponi su tutti i migranti, facendo emergere il focolaio. Sono risultati tutti negativi invece i 22 operatori della struttura.
Attualmente tutti gli ospiti della ‘Serena’ (290 le persone che vivono al suo interno, ndr) sono in quarantena, con le forze dell’ordine che sorvegliano il perimetro dell’edificio. I migranti sono tutti asintomatici e tra una settimana l’azienda sanitaria effettuerà i nuovi test per il Covid.
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