L'esperto
Perché il coronavirus attacca poco i bambini: regole per preservarli
L’epidemia di coronavirus sta terrorizzando tutta Italia. La notizia del contagio del gruppo di bambini nel lodigiano ha acceso i timori di chi fin ora ha visto i bambini esclusi con certezza dal contagio. Ma ci sono dei motivi per cui il virus fin ora ha colpito poco o nulla i bambini. Un primo studio del New England Journal of Medicine su 425 soggetti infettati dal Covid-19 non riportava nessun caso di infezione sotto i 15 anni di età. Gli autori sostenevano che “i bambini potrebbero avere avuto meno probabilità di contrarre l’infezione o, se infetti, potevano mostrare sintomi più lievi” rispetto agli adulti.
A spiegare la ragioni di un contagio più difficile è Guido Gattinara, presidente della Sitip, sul portale della Società Italiana di Pediatria. “Le due possibili spiegazioni sono legate a una minore probabilità che siano stati esposti al virus per le modalità di diffusione iniziale dell’epidemia (mercato di Wuhan, ospedali)- scrive Gattinara – oppure c’è qualcosa di diverso nel modo in cui il loro organismo risponde al virus. In ogni caso i dati attuali sembrano indicare che in generale i bambini non sono molto vulnerabili al virus covid-19, anche se le informazioni che vengono dalla Cina potrebbero non essere così accurate per quanto riguarda l’infanzia. Un basso numero di casi tra i bambini sarebbe una buona cosa – ribadisce Gattinara – dato che questi sono meno propensi a lavarsi le mani, a coprirsi la bocca e ad astenersi dal toccare gli altri, comportamenti che possono diffondere germi. Se il coronavirus si diffondesse tra i bambini, l’epidemia potrebbe diventare molto peggiore”.
“Dai dati epidemiologici analizzati finora non erano stati segnalati casi di infezione tra i bambini e tantomeno di decessi e questo ci fa pensare che il virus tenda a risparmiarli”, spiega Rocco Russo, membro della Società Italiana di Pediatria e responsabile dell’Unità operativa materno-infantile presso la Asl di Benevento. “Pensiamo che il coronavirus attacchi di meno i bambini, ma poiché si tratta di un virus nuovo non sappiamo ancora bene come si comporti a livello pediatrico. Ci sono infatti altri virus che invece attaccano di più i minori. È il caso, tanto per fare un esempio, del il virus respiratorio cinziziale che predilige la fascia neonatale”.
I pediatri raccomandano di non mandare a scuola i bambini se il naso cola o manifesta sintomi associabili al coronavirus come febbre o raffreddore. E raccomandano anche che quando non ci sono più sintomi è importante trattenere i bambini a casa per almeno 6-7 giorni. Sono giorni che servono a recuperare dal punto di vista immunologico ed evitare le ricadute. Poi ci sono le norme igieniche da far rispettare assolutamente come lavare spesso la mani per almeno 20 secondi sotto l’acqua corrente. Meglio se ognuno si porta il proprio sapone da casa. Altra regola importante da rispettare e fare spesso cambi d’aria.
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