Perché il governo rischia di cadere, Conte ‘attende’ la rottura di Renzi dopo il Recovery Plan

Prima l’approvazione del Recovery Plan nel corso del Consiglio dei ministri in programma questa sera, poi il ritiro della delegazione del suo partito al governo, con le ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti e il sottosegretario Ivan Scalfarotto pronti a dire addio all’esecutivo.

Sarebbe questo il piano di Matteo Renzi, ex premier e leader di Italia Viva, pronto alla resa dei conti col presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un passaggio, quello del ritiro della delegazione, che aprirebbe ufficialmente la crisi di governo ormai nell’aria da settimane.

Ma come si è arrivati al muro contro muro tra premier e renziani? Lo scontro si è inasprito a dicembre, nonostante Renzi sia stato il principale artefice della nascita del governo giallorosso formato da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva. A far scattare la polemica il piano di gestione del Recovery Fund, quello che in Europa viene (giustamente) chiamato Next Generation EU, lo strumento economico per aiutare le economie in affanno per la crisi dovuta alla pandemia di Coronavirus.

La miccia scatta col piano ipotizzato da Conte nella prima fase di una cabina di regia formato da circa 300 tecnici e sei supermanager, oltre ad alcuni ministri. Ipotesi bocciata senza fronzoli da Italia Viva e anche dal Pd, tanto da costringere il premier a fare marcia indietro.

Altro punto di scontro, ancora oggi, è l’utilizzo delle risorse legate al Mes, il Fondo Salva Stati, per aiutare il sistema sanitario nazionale, uno strumento fortemente osteggiato dal Movimento 5 Stelle. A fine dicembre la tensione cresce ancora, si inizia apertamente a discutere di dimissioni, rimpasto o esecutivo tecnico di unità nazionale, anche di tornare al voto anticipatamente. Renzi scrive una lettera al premier dove ipotizza il ritiro della delegazione di Italia Viva e rimarca come le sue richieste non sono legate alle poltrone: “Non ci basta uno strapuntino”.

Il 28 dicembre il leader di IV, non senza ironia, presenta “Ciao”, acronimo di Cultura Infrastrutture Ambiente Opportunità. È il piano di Italia Viva con le 63 proposte per il rilancio del Paese. Ma le polemiche all’interno della maggioranza non si placano e oltre ai temi dell’economia lo scontro si allarga anche alla delega ai Servizi segreti in mano al premier, che Renzi vuole che ceda.

Gennaio si apre ancora con estenuanti trattative sulla bozza del Recovery Plan, l’ultima inviata ieri, 11 gennaio, ai ministri del governo Conte. Un piano che stasera, salvo cataclismi, verrà approvato. Subito dopo però dovrebbe aprirsi la crisi di governo: Renzi potrebbe accettare anche un Conte ter, ma il capo politico del M5S Vito Crimi ha annunciato che se l’ex premier ritira i ministri non potrà esserci un nuovo governo con Italia Viva. Stesso ultimatum arriva anche da Palazzo Chigi: se Renzi si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia, per il presidente Giuseppe Conte sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Italia Viva.