Il caso che scuote la politica
Perché la Campania è zona gialla e non arancione? Le scelte che hanno portato a questa decisione
Una sorpresa, commentata come tale anche dai telegiornali che ieri, intorno alle 20:30, hanno trasmesso la diretta del premier Conte che annunciava lo slittamento a venerdì dell’entrata in vigore del nuovo Dpcm e della divisione dell’Italia in tre zone in base al rischio sanitario. La Campania in zona ‘gialla’, la più bassa nella classificazione scelta dall’esecutivo, ha creato un caso nazionale.
La decisione, basata sui 21 criteri tecnico-scientifici allegati al Dpcm firmato lo scorso 26 aprile, è nata dai dati presenti nel monitoraggio sulla curva epidemica nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità del 25 ottobre scorso, basata a sua volta su dati compresi dal 19 al 25 ottobre.
LE CRITICHE ALLA CAMPANIA ‘GIALLA’ – La Campania è diventata di fatto, per alcuni governatori, simbolo dell’errore compiuto dal governo Conte nella classificazione delle Regioni. Per Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia, “la Campania ha avuto oltre quattromila nuovi positivi, la Sicilia poco più di mille. La Campania ha quasi 55 mila positivi, la Sicilia 18 mila”, ma “Campania e Lazio sono in zona gialla. Perché questa spasmodica voglia di colpire centinaia di migliaia di imprese siciliane?”.
GLI INDICATORI E LE CRITICITA’ DEI DATI – Ma torniamo agli indicatori che hanno spinto il governo a inserire la Campania nella zona ‘gialla’. Questi sono raggruppati in tre ambiti: il primo misura la capacità di raccolta dati delle singole regioni; il secondo alla capacità di testare tutti i casi sospetti e la possibilità di garantire adeguate risorse per contact tracing, isolamento e quarantena; il terzo invece la tenuta della sanità, ovvero la pressione su ospedali e terapie intensive. Per stilare i 21 indicatori è previsto inoltre il monitoraggio di nove parametri, tra cui il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva, il numero di accessi al pronto soccorso per coronavirus o il numero di nuovi focolai.
Per tradurre tutto ciò in numeri, i dati vengono analizzati da due algoritmi di valutazione che generano una matrice del rischio. Il problema, evidenziato anche dal Cts, è che raccogliere i dati a livello regionale si sta facendo sempre più complicato “a causa del grave sovraccarico dei servizi territoriali, questo potrebbe portare a sottostimare la velocità di trasmissione in particolare in alcune regioni”, come si legge nell’ultimo report settimanale del ministero della Salute.
LO SCONTRO TRA DE LUCA E GOVERNO – Il governatore campano da giorni va ripetendo di volere misure restrittive a livello nazionale, ma ha incassato una netta bocciatura. Così ieri sera, quando è arrivata l’ufficialità della zona ‘gialla’, è partita la scarica di accuse. “Si assumerà, il Governo, la responsabilità sanitaria e sociale conseguente alle sue scelte, sempre ritardate, e sempre parcellizzate”, ha detto l’ex sindaco sceriffo in una nota. “L’ultimo Dpcm — ha continuato — stabilisce il blocco della mobilità dalle 22 alle 5. Sembra francamente che sia una misura più contro il randagismo, visto che non interessa il 99 per cento dei cittadini. Ma la cosa grave è che, nel frattempo, non si decide nulla rispetto alle decine di migliaia di persone che, nei fine settimana, nelle domeniche, si riversano in massa sui lungomari e nei centri storici, senza motivi di lavoro o di salute, e nell’assenza di ogni controllo. Ci si domanda, inoltre, cosa sia cambiato rispetto ai due mesi passati, nel corso dei quali il ministro della Pubblica istruzione ci ha ripetuto che mai e poi mai si sarebbe chiusa l’attività all’interno delle scuole. Si sono perse settimane preziose e nel frattempo sono aumentati in modo pesante i contagi anche nella fascia 0-18 anni. In più, si prevede per i bambini delle elementari l’obbligo di indossare in classe la mascherina. È francamente sconcertante”.
LO SCENARIO FUTURO – Proprio domani, quando entrerà in vigore il Dpcm e la divisione dell’Italia in tre fasce, gli esperti dell’Istituto superiore di sanità produrranno un nuovo report sul monitoraggio settimanale, stavolta con dati nuovi e si spera completi. Proprio la Campania, assieme ad altre Regioni come Veneto e Liguria, rischia di fare il salto in avanti da zona gialla a zona arancione.
In questa ottica vanno lette anche le dichiarazioni di ieri pomeriggio del direttore Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, che ha sottolineato come la Campania sia “in valore assoluto resta tra le regioni più colpite” dal Covid.
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