Spenta la speranza
Perché la Consulta ha bocciato il referendum sull’eutanasia
“Inammissibile il referendum sull’omicidio del consenziente”: lo ha deciso ieri la Corte Costituzionale dopo più di due ore di Camera di Consiglio. Questa la nota ufficiale: «In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni».
La vita dunque non potrà essere un diritto ma resterà un dovere, riprendendo l’interessantissimo articolo pubblicato ieri su queste pagine a firma del professor Andrea Pugiotto. Immediata la reazione dell’Associazione Luca Coscioni: «Il cammino verso la legalizzazione dell’eutanasia non si ferma. Certamente, la cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale sul fine vita renderà il cammino più lungo e tortuoso, e per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza. Ma la strada è segnata. L’Associazione Luca Coscioni non lascerà nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari, “dal corpo delle persone al cuore della politica”. Ci rivolgeremo anche alle forze politiche e parlamentari, in questi anni particolarmente assenti o impotenti, e prenderemo in considerazione la possibilità di candidarci direttamente a governare per realizzare le soluzioni che si affermano ormai in gran parte del mondo democratico».
Triste e delusa Mina Welby: «Provo tanta tristezza pensando alle persone più vulnerabili le cui richieste resteranno inascoltate. Io ero sicura che la Corte avrebbe deliberato a favore di questo referendum e sono rimasta molto delusa. Rimane l’ultima ‘speranza’ del Parlamento… Vorrei personalmente fare qualcosa per sensibilizzare al tema, non so ancora cosa». Anche i partiti si sono affrettati a commentare. Il segretario del Pd Enrico Letta ha scritto su twitter: «La bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa». Per Mario Perantoni, presidente della commissione giustizia della Camera, deputato M5S, «Era prevedibile l’inammissibilità di un quesito così estremo come quello formulato sulla eutanasia. In un certo senso un’occasione persa anche se, come abbiamo sempre detto, il testo sul quale stiamo lavorando in Parlamento è un modo equilibrato per dare risposte a malati sofferenti e alle loro famiglie».
Matteo Salvini si è detto «dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia». Il senatore del Pd, Andrea Marcucci su twitter: «L’inammissibilità del referendum sull’eutanasia, di cui sono dispiaciuto, non risolve il problema. Il Parlamento deve trovare la forza morale di affrontare un tema delicato e fondamentale, per troppi anni colpevolmente rinviato». Il quesito sull’omicidio del consenziente era stato il primo ad essere trattato ieri mattina dinanzi ai quindici giudici della Consulta. Relatore in Corte il giudice Modugno. Per il Comitato promotore Eutanasia Legale avevano parlato gli avvocati Filomena Gallo e Massimo Clara, mentre fuori dal palazzo il leader dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, aveva ringraziato gli attivisti e gli oltre 2 milioni di persone che avevano sottoscritto il quesito ai banchetti e online. Ieri in Corte Costituzionale i lavori erano iniziati alle 9:30 con il quesito riguardante l’eutanasia legale, poi si era proseguiti con quello sulla cannabis (relatore Amoroso), infine il pacchetto giustizia giusta (relatori De Petris, Petitti, Zanon, Sciarra, Barbera) fino alle 17. I giudici costituzionali si sono poi ritirati per decidere, partendo dal referendum sul fine vita.
Oggi è prevista la decisione sugli altri 7 quesiti referendari: quello sulla cannabis e i sei del pacchetto ‘giustizia giusta’. In merito a questi ultimi ha dichiarato la senatrice di +Europa Emma Bonino: «La riforma Cartabia tocca dei punti rilevanti e noi l’appoggeremo senza problemi. A nostro avviso però, la riforma è insufficiente ad attaccare alcuni nodi fondamentali del malfunzionamento della giustizia. Penso quindi che il governo dovrebbe semmai vedere i referendum come un aiuto per affrontare finalmente i nodi che strozzano la buona giustizia». E poi un attacco ai partiti: «Certo è che le Camere si sono svegliate dal sonno solo per evitare i referendum. È come se i partiti non leggessero i risultati elettorali: vedo una grande astensione alle elezioni, ma una grande partecipazione e una voglia diffusa dei cittadini di partecipazione sui temi che li interessano. I partiti fanno finta di non vedere tutto questo e – ha concluso Bonino – sono più interessati a risolvere i loro problemi».
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