Ma la condanna non è giusta perché figlia di un sistema sbagliato
Perché la penalizzazione alla Juve è legittima: la differenza con le altre società coinvolte sta nelle prove lasciate
Il caso plusvalenze e la nuova penalizzazione inflitta alla Juventus (-10) protagonista del “Si&No” del Riformista. Due opinioni differenti: favorevole alla penalizzazione, che ritiene legittima perché la differenza con le altre società sta nelle prove lasciate, il giornalista nonché tifoso bianconero Federico Ruffo. Contrario invece il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni secondo cui “sarebbe stato sufficiente e opportuno congelare le sentenze fino al termine del torneo e armonizzare le varie inchieste, così da emettere un verdetto complessivo, chiaro e definitivo“.
Qui l’opinione di Federico Ruffo:
Sul recente blitz di Ultima Generazione avvenuto lo scorso weekend nella Fontana di Trevi a Roma, abbiamo chiesto nel nostro “Si&No” al sindaco di Roma Roberto Gualtieri e al leader dei Verdi Angelo Bonelli se gli attivisti di Ultima Generazione sono solo dei vandali?
C’è un malinteso di fondo che si presenta nelle istanze di molti tifosi attorno alla condanna della Juve. Una frase che torna, quasi un riflesso condizionato. “Perché paga solo la Juve? E la altre che hanno fatto plusvalenze?”. Intendiamoci, hanno ragione: la Juventus non è l’unica ad aver realizzato plusvalenze fittizie, che da oltre un ventennio rappresentano una costante con cui praticamente tutte le società hanno fatto quadrare i conti, rimesso in piedi bilanci altrimenti insostenibili, ottenuto iscrizioni ai campionati che altrimenti impossibili, ma questo non toglie la colpevolezza delle società e dei suoi dirigenti.
Non è dato sapere neanche se la Juve sia quella che ne ha realizzate di più. A dirla tutta non le ha neanche inventate. La prima volta che due squadre hanno letteralmente “fabbricato” soldi che non esistevano risale all’estate 2003: Inter e Milan nel giro di pochi giorni si scambiano 8 calciatori della primavera, 8 perfetti sconosciuti che non si possono neanche definire “promesse” visto che scompariranno nei 12 mesi successivi senza lasciare traccia, ma che sui bilanci finiscono per un valore complessivo di 26 milioni di euro. La Procura di Milano ci prova: apre un fascicolo che i giudici saranno costretti a chiudere senza un nulla di fatto qualche tempo dopo, perché quel reato non si può dimostrare.
Ed eccoci al “perché solo la Juve”: le plusvalenze fittizie, nel calcio, sono pressoché indimostrabili perché non esiste un modo, una formula, un metro per stabilire a quanto ammontano le prestazioni future di un calciatore. È un accordo tra due privati che ritengono che quell’atleta e il suo gioco valgano una certa cifra. Se tutti gli altri la ritengono esagerata non ha importanza, deve star bene alle società coinvolte. Per questo negli anni (anche di recente) nessuna indagine ha prodotto risultati. C’è un unico modo per dimostrare che una plusvalenza è finta: qualcuno deve confessarlo.
E i dirigenti bianconeri lo hanno fatto: intercettati, perquisiti, hanno lasciato alle loro spalle ore di conversazioni e documenti (uno fra tutti “Il Libro nero di FP” ritrovato tra i documenti del Ds Cherubini con l’elenco dettagliato delle malefatte del suo predecessore Fabio Paratici) che raccontano di un sistema collaudato e stabile nel tempo, tale da falsare i bilanci. Lo stesso calciomercato dei bianconeri, senza questa “contabilità creativa” sarebbe stato impossibile.
Rimane la questione: perché le altre società coinvolte (Empoli, Genoa, Pisa, Pro Vercelli, Parma, Novara, Pescara, Sampdoria) non sono state sanzionate? Perché le carte raccontano di un sistema attentamente programmato e sistematico per i bianconeri, le altre squadre sono invece attenzionate per singole operazioni rispetto alle quali non esiste “confessione”. Niente intercettazioni, niente documenti, nessun sistema provato.
Per tutto questo il -10 inflitto alla Juventus è (purtroppo) legittimo e tecnicamente ineccepibile: secondo la Procura sportiva la Juve ha barato sui conti, ha falsato i suoi bilanci e le proprie disponibilità, falsando così anche la competizione.
Questa condanna è anche giusta? No, è chiaro. Non perché i dirigenti della Juve non siano colpevoli, ma perché è figlia di un sistema sbagliato in cui i punti si danno e si levano a competizione in corso, in cui il campionato finirà con un verdetto ancora da emettere, in cui anche la giustizia sportiva ha in questo modo falsato la corsa. Più di tutto non è giusta perché anche le altre società hanno fatto ricorso a operazioni “creative”, lo sappiamo. Perfino il Napoli delle meraviglie, campione d’Italia, celebrato da Guardiola (e da tutti gli amanti del bel calcio) è sotto la lente degli investigatori per l’acquisto del suo giocatore migliore, Osimhen, comprato dal Lilla in un’operazione da 70 milioni, 20 dei quali tornati nelle casse nel Napoli per l’acquisto da parte dei francesi di 4 giocatori: il terzo portiere Karnezis (36 anni, 1 presenza in tutto) e 3 giocatori della primavera partenopea che in Francia non sono mai arrivati. Firmano a Castel Volturno il contratto, poi subito in prestito in Serie C per poi scomparire.
Nell’insieme il quadro non sembra giusto, ma il punto resta: se anche gli altri sono colpevoli (per quanto al momento indimostrabile) questo significa che la Juventus è innocente? Purtroppo no.
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