L'analisi
Perché la Russia non riesce a conquistare ‘dal cielo’ l’Ucraina: le difficoltà dei jet di Mosca tra scarsa preparazione e dotazioni ridotte

Le difficoltà incontrate dalle forze armate di Vladimir Putin nel conquistare l’Ucraina, con “l’operazione militare speciale” che da possibile guerra lampo si è trasformata in un pantano per le truppe di Mosca, sono riconducibili ai problemi che sta incontrando l’aviazione russa.
È l’opinione di numerosi analisti che stanno osservando, giorno dopo giorno, il conflitto in corso tra Russia e Ucraina giunto ormai al 15esimo giorno. Certo, tutto può cambiare nel volgere di poche ore, ma ad oggi la supremazia del Cremlino nei cieli ucraini non si è vista, nonostante i danni e le vittime provocate dai bombardamenti.
Difficoltà che fanno ancora più “notizia” considerando che le forze armate ucraine non sono dotate di una importante tecnologia contro gli attacchi aerei, ricevuta solo in questi giorni dai Paesi membri della Nato. Per non parlare ovviamente del ‘no’ secco ricevuto da Stati Uniti e Alleanza atlantica sia alla no-fly zone chiesta a più riprese dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ai Mig-29 da alzare in cielo contro i caccia russi.
Attualmente infatti a impedire la supremazia russa nei cieli ucraini sono i droni Tb2 di fabbricazione turca in mano alle forze di Kiev e le batterie missilistiche S300, Buk, Osa, Tor, oltre ai missili Stinger.
Il ministero della Difesa sostiene addirittura di aver distrutto 48 aerei e 80 elicotteri russi, numeri probabilmente ‘gonfiati’, anche se dalla Gran Bretagna, scrive oggi il Corriere della Sera, confermano l’abbattimento di almeno 20 tra jet ed elicotteri.
Ma a fare la differenza nei cieli ucraini sembra essere più la scarsa capacità russa, almeno per quanto dimostrato fino ad oggi, con uno scenario che può essere sconvolto da un giorno all’altro. Per ora infatti gli analisti sottolineano come in volo siano stati alzati pochi mezzi, segnale di una scarsa preparazione russa nel condurre attività di guerra massicce, con un alto numero di jet ed elicotteri in campo: l’esempio è l’intervento del Cremlino in Siria, condotto con team ridotti.
Quello che è emerso ad oggi è anche la bassa dotazione di bombe ‘di precisione’, oltre ad una scarsa integrazione tra truppe di terra e aria, oltre ad una preparazione non eccezionale degli equipaggi, in particolare se paragonati a quelli Nato.
Uno scenario che, è bene ricordarlo, può cambiare rapidamente. Non è un caso se negli Stati Uniti si teme una ulteriore escalation del conflitto via aerea, sottolineando come nella vicina ed alleata Bielorussia le forze armate di Vladimir Putin stiano concentrando un numero sempre maggiore di velivoli.
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