I dispositivi sotto inchiesta
Perché le U-mask sono state ritirate dal mercato

Bloccata la vendita delle U-Mask. Un divieto imposto dal ministero della Salute. U-Mask Model 2 è stata ritirata dal mercato dopo che i carabinieri del Nas hanno segnalato che le mascherine anti-coronavirus erano definite dispositivi medici in base alla certificazione di un laboratorio non autorizzato, “risultato privo di autorizzazione sanitaria”, sottoscritta da un soggetto senza laurea, “soggetto privo dei prescritti titoli abilitativi”. U-Mask sarà quindi cancellata anche dalla Banca dati ufficiale dei dispositivi medici autorizzati.
Il caso era partito dopo l’esposto di un’azienda concorrente. Adesso i pm di Milano hanno affidato una consulenza a un esperto per analizzare sia le U-Mask che le mascherine dell’azienda rivale che ha lanciato la segnalazione.
Era stato sequestrato a fine gennaio, dai carabinieri del Nas, il laboratorio di Bolzano per assenza di autorizzazioni ed esercizio abusivo della professione. Aperta un’inchiesta a Milano. Indagato l’amministratore della filiale italiana della società. L’Antitrust ha avviato un procedimento nei confronti della U-Earth Biotech Pure Air Zone Italy per pubblicità ingannevole in quanto “enfatizzata l’efficacia di questi dispositivi con modalità ingannevoli e aggressive, sfruttando indebitamente la situazione di emergenza sanitaria in corso per indurre il consumatore a comprare a prezzi elevati il prodotto reclamizzato”.
Per il momento quindi fuorilegge le mascherine con la U, dal design sportivo, utilizzate anche da numerosi vip, dal costo esorbitante che poteva superare i 33 euro l’una. Entro 5 giorni la società dovrà ritirare a sue spese tutte le mascherine sul mercato. La situazione non garantiva, secondo il ministero, “l’effettiva adeguatezza come strumento di prevenzione dei contagi”.
L’azienda non ci sta, e ha annunciato il ricorso contro la decisione del dicastero. “Siamo esterrefatti dal provvedimento cautelare annunciato ieri dal ministero della Salute riguardo U-Mask. Contestiamo radicalmente il provvedimento e ci difenderemo nelle sedi opportune. Inoltre, lunedì 22 febbraio presenteremo alle autorità nuove certificazioni di analisi, eseguite da uno dei pochissimi laboratori accreditati Accredia: i risultati dei test confermano una capacità di filtrazione batterica (BFE) in entrambi i sensi superiore al 99%”, si legge nella nota diffusa dalla società. “Difenderemo in ogni sede la qualità dei nostri prodotti, la reputazione e l’operato della nostra azienda, certi delle nostre ragioni e della trasparenza della nostra condotta”.
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