È diventata la “città martire” della guerra in Ucraina, sottoposta al sedicesimo giorno di bombardamenti e attacchi di artiglieria. Mariupol è diventato il fulcro dell’attacco delle truppe di Vladimir Putin per una posizione strategia che vale moltissimo per il Cremlino: affacciata sul mare d’Azov, la città può unire la Crimea e il Donbass, la prima annessa nel 2014 con un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale, il secondo dallo stesso anno al centro di una guerra civile tra ucraini e separatisti filo-russi, armati e finanziati dal Cremlino.

Mariupol che mercoledì 8 marzo ha vissuto il giorno più drammatico, col bombardamento russo che ha colpito il reparto pediatrico di un ospedale, con un bilancio di tre morti, tra cui un bambino, e diciassette feriti.

Lo hanno fatto deliberatamente, sapevano cosa stavano facendo esplodere, hanno l’ordine di tenere la città in ostaggio, abusarne e bombardarla costantemente, e bombardarla”, ha denunciato oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha accusato il suo omologo russo di compiere atti di “terrorismo”.

Il dramma umanitario

La vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha aggiunto che fino a stamattina nessun civile è stato evacuato da Mariupol a causa dei bombardamenti russi, che non consentono nemmeno la consegna degli aiuti umanitari inviati dal governo di Kiev.

Una città che da giorni è “stremata dalla sete”. “Oggi 300 mila persone stanno soffrendo per la mancanza d’acqua, il freddo e la fame“, ha detto ancora Vereshchuk, “la vendetta dell’aggressore è non consentirci di salvarle“.

Una situazione umanitaria sempre più “urgente e disperata”, come denunciato anche dal Comitato internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, tra le poche organizzazioni ancora presente nella città sotto assedio. A Mariupol manca cibo, acqua, energia elettrica: un dramma che sta portando le persone “ad attaccarsi a vicenda per il cibo”.

L’obiettivo di Putin

Ma secondo gli analisti il presidente russo Vladimir Putin non si fermerà senza aver conquistato definitivamente la città e la a vicina Volnovacha, fondamentali per unire il Donbass alla Crime e impossessarsi così interamente dell’intero mare d’Azov. Per questo il Cremlino sta concentrando gran parte dei suoi sforzi nell’area ed è pronto a rinforzare l’attacco con altre truppe e mezzi.

A difendere la città sono rimasti i marines ucraini, dotati di razzi anti-tank forniti dagli alleati occidentali, e il temibile Battaglione d’Azov, i legionari estremisti di destra ‘reduci’ degli scontri nel Donbass e che hanno la loro base proprio a Mariupol.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia