Offerta rifiutata perché “è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca“. Questa la motivazione del primo rifiuto da parte del consiglio di amministrazione di piazzetta Cuccia a Milano dopo l’offerta pubblica da 13 miliardi lanciata lo scorso 24 gennaio da Monte dei Paschi di Siena. Cda, riunitosi in mattinata, che ha etichettato l’offerta come “fortemente distruttiva di valore”.

Fermo restando, precisa la nota “che Mediobanca si esprimerà sull’Offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge, sulla base dell’analisi del Comunicato il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca ritiene l’Offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca“. Il comunicato ufficiale è stato approvato da 13 consiglieri su 15 (due si sono astenuti). Si tratta di Sandro Panizza e Sabrina Pucci che siedono in cda in rappresentanza dell’azionista Delfin.

La nota infatti sottolinea come l’offerta di Mps su Mediobanca sia “caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti: in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20%4 e Caltagirone il 7%4 (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024), in MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%4, mentre Caltagirone detiene il 5%4 (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di MPS), in Assicurazioni Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%”.

Secondo Mediobanca le criticità dell’Ops sono diverse perché è priva “di un razionale industriale” e di un “razionale finanziario in quanto comporta un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il Wealth Management e l’Investment Banking”. L’offerta, secondo la banca milanese, distrugge “valore per gli azionisti” di entrambi gli istituti “essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti; che sia negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”.

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