Giorgia Meloni vola a Parigi per quella che può essere definita una sorta di “operazione disgelo”. Nel pomeriggio di ieri all’Eliseo si è tenuto l’incontro tra il presidente del Consiglio italiano ed Emmanuel Macron. Alla conferma ufficiale del vertice si è arrivati in seguito alle limature del caso e ai contatti tra le parti nelle ultime ore che hanno così reso possibile il faccia a faccia tra il capo del governo di centrodestra e il presidente francese.

Da giorni si stava tentando di organizzare e definire i dettagli di un appuntamento molto atteso in seguito agli screzi che nei mesi scorsi hanno messo a dura prova i rapporti tra Italia e Francia. Le diplomazie hanno lavorato fino all’ultimo momento utile per creare le condizioni e per favorire il bilaterale. Obiettivo numero uno: appianare le divergenze, placare i dissidi, scongiurare altri strappi. Macron ha rimarcato la necessità di consolidare i rapporti: “È un’amicizia a cui tengo in primis. A volte ci possono essere controversie, ma sempre in un contesto rispettoso”. Una posizione che anche Meloni, dopo le repliche al veleno arrivate di recente dall’esecutivo italiano, ha sposato: “Abbiamo bisogno di dialogare perché molti e convergenti sono gli interessi comuni”.

Fin dall’insediamento del governo italiano sono diversi i fronti che hanno infiammato il dibattito tra i due Paesi, in particolar modo quella sull’immigrazione. Il nodo cruciale è la Tunisia, senza ovviamente dimenticare gli equilibri nel Mediterraneo. Macron ha fatto sapere che si può vantare una “visione condivisa dell’emergenza della situazione”, confermando la volontà di raggiungere un “accordo efficace” in attesa dei progressi con il Fondo Monetario Internazionale.

Il presidente francese ha sollecitato l’Unione europea a potenziare la politica comune e a rafforzare il controllo delle frontiere esterne: “Continuiamo a vedere drammi nel Mediterraneo, dobbiamo organizzarci meglio e lavorare meglio con i Paesi di transito e di origine per fermare i flussi in arrivo. Servono responsabilità e solidarietà”. Dal suo canto Meloni ha proposto ancora una volta la ricetta sulla lotta agli ingressi irregolari: “Servono alternative che ci permettano di organizzare una migrazione legale e stroncare quelle illegali. Non possiamo continuare a consentire lo schiavismo nel terzo millennio”.

Quello dell’immigrazione è un tema assai delicato per l’esecutivo di centrodestra che, al di là delle promesse fatte in campagna elettorale, teme un’altra ondata di sbarchi sulle nostre coste. Il tanto sbandierato accordo raggiunto al Consiglio degli Affari interni deve ancora trovare una pratica attuazione e, in attesa di un riscontro positivo, ci si prepara in vista del Consiglio europeo in programma a Bruxelles per fine mese.

L’11 giugno Italia, Olanda e Unione europea sono stati protagonisti della missione lampo a Tunisi: Meloni, Mark Rutte (primo ministro olandese) e Ursula von der Leyen (presidente della Commissione europea) hanno interloquito con il presidente della Repubblica Tunisina Kais Saied mossi da una tesi di base: a una svolta nell’ottica di una riforma del Patto sulla migrazione si può arrivare in presenza di una sponda dei Paesi del Nord Africa. La garanzia di aiuti tempestivi e concreti a favore della Tunisia viene vista come una tappa imprescindibile per la stabilizzazione dei Paesi di partenza dei migranti.

Grande importanza riveste la partita della revisione delle regole europee. Per Meloni sarebbe doveroso puntare su una governance incentrata sugli investimenti e pertanto ha chiesto di scongiurare il ritorno di parametri “che oggi sarebbero assolutamente inadeguati”. Meloni e Macron hanno affrontato anche il discorso sul vertice Nato che si terrà a Vilnius l’11 e 12 luglio. L’occasione è stata utile per ribadire il totale sostegno all’Ucraina (dal fronte militare a quello economico passando per quello diplomatico) al fine di supportare la resistenza di Kiev dall’aggressione della Russia. A tal proposito il presidente francese ha ringraziato Meloni “per la chiarezza del suo sostegno”. Il presidente del Consiglio italiano ha garantito che il sostegno “a 360 gradi” verrà portato avanti fino a quando sarà necessario: “Se non lo facessimo non ci troveremmo di fronte a un mondo privo di guerra ma molto più caotico. Gli ucraini stanno difendendo anche la nostra libertà”.

Alla base del viaggio vi è stato il sostegno alla candidatura di Roma a ospitare l’Expo 2030. Meloni è intervenuta ai lavori dell’Assemblea Generale del Bureau International des Expositions in occasione della presentazione della candidatura della Capitale. Alla delegazione hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Il presidente del Consiglio ha puntato l’attenzione sul rapporto tra uomo e territorio, ritenuto uno dei punti “molto solidi”; inoltre ha affermato che riuscire a conciliare tradizione e innovazione può rivelarsi la “carta vincente” per la Capitale.