I leak dei giorni scorsi, con notizie riservate uscite direttamente dall’ufficio del premier Benjamin Netanyahu e che hanno portato al fermo del suo portavoce, Eliezer Feldstein, interrogato dallo Shin Bet, i servizi segreti interni, per far luce sulla fuga. Poi il siluramento del ministro della Difesa Yoav Gallant, nemico storico del primo ministro israeliano con il quale era stata instaurata una tregua dopo il 7 ottobre. Infine le proteste in tutto il Paese e sotto casa dello stesso Netanyahu con i manifestanti bloccati dalla polizia.

Giornata ad alta tensione in Israele mentre dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti, sono in corso le elezioni americane che potranno incidente anche sulla delicatissima situazione in Medio Oriente. Licenziato Gallant, ‘Bibi’ ha nominato l’attuale ministro degli Esteri, il “falco” Israel Katz, a capo della Difesa, promuovendo Gideon Sa’ar, leader del partito di opposizione Nuova Speranza, nuovo ministro degli Esteri. Sa’ar, dal canto suo, contrario ad una possibile tregua a Gaza.

Gallant: “Disaccordo su tre questioni”

Da una parte la fuga di documenti riservati, dall’altra la tregua nella Striscia richiesta da tempo dai Paesi negoziatori (Qatar, Stati Uniti, Egitto su tutti) nel tentativo di favorire anche la liberazione dei circa 100 ostaggi (non si sa quanti siano ancora vivi) ancora nelle mani dei terroristi di Hamas. Potrebbe esserci questo dietro la rottura con Gallant che, poche ore dopo il licenziamento, rilascia dichiarazioni proprio sugli ostaggi, sottolineando che “è possibile riportare a casa gli ostaggi” ma “ciò implica dei compromessi. Lo Stato di Israele sarà in grado di fare quei compromessi” ha poi smorzato prima di spiegare il perché del licenziamento: “C’era disaccordo su tre questioni: la mia posizione ferma sulla leva universale (contestando di fatto la legge approvata sull’esenzione militare agli ebrei ultraortodossi, ndr), l’impegno per il ritorno degli ostaggi e la necessità di una commissione statale d’inchiesta sugli eventi del 7 ottobre”.

Netanyahu: “Fiducia tra me e Gallant consumata, ha contraddetto governo”

Netanyahu in un comunicato spiega che la “fiducia tra me e il ministro della Difesa negli ultimi mesi” si è “consumata”. Sono emerse -secondo il premier – “gravi differenze tra me e Gallant a proposito della gestione della campagna militare, e queste divergenze sono state accompagnate da dichiarazioni e azioni che hanno contraddetto sia il governo che le decisioni dell’esecutivo. Ho compiuto sforzi ripetuti per colmare queste divergenze, ma si sono solo allargate”. Lo sesso ‘Bibi’ aveva già provato a cacciare Gallant nel marzo 2023 in seguito alla sua opposizione alla riforma della giustizia, ma ritrattò in seguito alla proteste dei cittadini.

Le proteste

Proteste che, puntualmente, si sono verificate poco dopo l’annuncio del licenziamento di Gallant con migliaia di persone scese in piazza in più città d’Israele con la polizia che ha sgomberato con la forza i manifestanti che si erano raggruppati davanti alla casa di Netanyahu a Tel Aviv. Altri manifestanti hanno inscenato un blocco stradale sull’autostrada di Tel Aviv, accendendo falò, secondo quanto riporta Haaretz.

Crosetto: “Dispiaciuto e preoccupato per sostituzione Gallant”

Su X il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, non la prende bene: “Sono dispiaciuto, triste e preoccupato per la scelta di sostituire il Ministro Gallant alla guida del Ministero della Difesa israeliano. La sua serietà, la sua onestà intellettuale e la sua disponibilità anche a confronti duri ma sempre rispettosi mancheranno a me ma ancor di più ad Israele. La sua visione del futuro ed il suo reale impegno per creare le condizioni della fine del conflitto e della liberazione degli ostaggi – aggiunge – rappresentavano per me una speranza e mi spingevano ad impegnarmi per aiutarlo perché ciò avvenisse. Da oggi sarà più difficile anche alimentare la speranza. Almeno per me”.

Redazione

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