Paolo Rossi aveva 23 anni, era stato l’eroe del Mundial argentino del 1978 e avanti una carriera in ascesa. L’ultima stagione al Vicenza. Il Napoli ci provò seriamente. Un acquisto che avrebbe portato in azzurro il campione, la stella sulla quale costruire i prossimi successi di una squadra da anni competitiva ma mai vincente nella massima serie italiana. Sfumò tutto per dettagli. E per una bufera politica, quindi giornalistica, anche dialettica. Sarebbe stata un’operazione da record. L’anno dopo a Napoli sarebbe arrivato l’olandese Ruud Krol, nel 1984 Diego Armando Maradona.

È l’estate del 1979. Il presidente del Vicenza Giussy Farina, alle buste per risolvere la comproprietà con la Juventus, ha messo due miliardi, 612 milioni e 510mila lire. Il valore del calciatore arriva così a 5 miliardi. Corrado Ferlaino è presidente del Napoli a più riprese: dal 1969 al 1971, dal 1972 al 1983, dal 1983 al 1993. L’affare è mastodontico per l’epoca: cinque miliardi, come si accennava, il costo del cartellino, almeno due per la comproprietà. La notizia trapela sui giornali e si scatena il pandemonio.

Il sindaco comunista di Napoli Maurizio Valenzi mette il carico. “I miliardi che il Napoli intenderebbe spendere rappresentano una cifra pazzesca, considerando che stiamo parlando di una città angustiata da tanti problemi sociali ed economici. Inevitabile è l’accostamento con l’America Latina: grande povertà e sfrenata passione per il calcio. Come sindaco, giudico negativa questa operazione”. La replica di Ferlaino è piccata: “Noi del calcio non ci interessiamo mai di politica: sarebbe opportuno che i politici non s’interessassero di calcio, se devono farlo come ha fatto Valenzi. Comunque, Valenzi stia tranquillo: Napoli non ha fogne e non avrà neanche Paolo Rossi”.

Resta negli annali anche il commento, pubblicato su Il Corriere della Sera dell’avvocato Peppino Prisco, all’epoca vicepresidente dell’Inter, in difesa del club. “Perché gridare allo scandalo se in qualcosa, finalmente, Napoli è alla pari con il resto d’Italia? Perché confondere i problemi della città di Napoli con i problemi della società di calcio Napoli? – scrive Prisco – È vero, Napoli resterà con i suoi bassi e la sua sporcizia, la sua disoccupazione. Ma finché una parte, anche marginale di essa, rischia per migliorare, non c’è che da rallegrarsi. Parlare di fognature, ospedali e simili è pura demagogia, perché nessuna lira di quei miliardi (in gran parte fasulli, peraltro) si sarebbe convertita in beni di interesse sociale”.

La bufera sembra abbia scoraggiato lo stesso attaccante nato a Prato. Anche se un ruolo fondamentale, secondo alcune ricostruzioni, lo giocano anche gli sponsor dell’atleta. Napoli, allora, non sarebbe stata una grande piazza e Rossi sarebbe uscito probabilmente dal giro, secondo il loro parere. Alla fine andò al Perugia, evitò la serie B con il Vicenza. Due anni in prestito a 500 milioni. La stagione precedente i grifoni avevano disputato un campionato di vertice. A dicembre Avellino-Perugia, il 30 dicembre del 1979, finita 2 a 2. Due gol di Rossi ma anche le indagini sul calcioscommesse. L’attaccante sarebbe diventato il volto di quello scandalo e sarebbe stato squalificato per due anni dalla CAF (Corte di Giustizia Federale).

Antonio Lamorte

Autore