La notizia non c’è. Nemmeno un box, un colonnino, una foto notizia. Nulla.
In 40 pagine di giornale, ieri, Repubblica non ha trovato lo spazio per dare la notizia del deposito delle motivazioni della sentenza con cui il tribunale di Brescia ha condannato il mese scorso ad un anno e tre mesi di prigione per rivelazione del segreto d’ufficio Piercamillo Davigo.

Repubblica è lo stesso giornale che ultimamente, un giorno sì e l’altro pure, intervista magistrati di ogni ordine e grado, in servizio ed in pensione, per criticare la riforma della giustizia voluta da Carlo Nordio. Ed è anche il giornale che, a maggio del 2019, fece lo ‘scoop’ pubblicando, con le intercettazioni in atto, quelle dell’hotel Champagne, determinando poi, come hanno riportato nella sentenza i giudici bresciani, i contrasti fra lo stesso Davigo ed i componenti del suo gruppo, Autonomia&indipendenza, ad iniziare da Sebastiano Ardita, poi risarcito con 20mila euro.

Strano modo di concepire il giornalismo dalle parti di largo Fochetti: si pubblicano atti coperti dal segreto e non si pubblicano le sentenze emesse nel popolo italiano.
A parziale giustificazione, va ricordato che Davigo è stato spesso intervistato da Repubblica. Meglio, allora, non girare il coltello nella piaga.