Tra gli ammessi 89 detenuti
Pestaggi in carcere: Cartabia, Antigone e i garanti si costituiscono parte civile
Si è svolta ieri una nuova udienza preliminare del processo riguardante le violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, durante la quale il giudice ha sciolto la riserva sulle richieste di costituzione di parte civile ammettendo anche Antigone al processo. Fra le parti civili ammesse anche 89 detenuti vittime dei pestaggi, il Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, il Garante Regionale Campano, il Ministero della Giustizia ed altre associazioni.
Nel corso di quest’anno Antigone, coordinandosi con l’Ambasciata d’Italia ad Algeri e con l’Ambasciata algerina in Italia, ha lavorato per consentire anche ai familiari di Lamine Hakimi di costituirsi parte civile. Il ragazzo algerino era deceduto il 4 maggio del 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, ed era uno dei detenuti ad aver subito i pestaggi. I fatti che vedono attualmente imputate 108 persone, risalgono al pomeriggio del 6 aprile 2020, quando, in seguito a una protesta di circa 150 detenuti del reparto “Nilo” che chiedevano igienizzanti, mascherine e guanti, circa 300 agenti di polizia penitenziaria, in buona parte provenienti da altri istituti della Campania, sarebbero entrati nel reparto in tenuta antisommossa, con i volti coperti da caschi e mascherine.
Una volta in sezione, si sarebbero suddivisi in gruppi e avrebbero preso i detenuti a schiaffi, calci, pugni, colpi di manganello, dando vita a tutta una serie di presunte violenze e torture, che vengono fortunatamente riprese dalle telecamere di sorveglianza presenti negli ambienti. I detenuti sarebbero stati denudati, insultati, minacciati. Alcuni sarebbero stati costretti a inginocchiarsi e a radersi barba e capelli come forma di umiliazione. Ci sarebbero state persone massacrate di botte, svenute nel sangue o che il sangue lo hanno urinato, traumi cranici, costole, nasi e denti rotti. L’operazione sarebbe durata in tutto 4 ore.
Nei giorni seguenti Antigone aveva ricevuto numerosissime segnalazioni da parte di familiari e detenuti per telefono, posta, via e-mail e social media delle presunte violenze avvenute nell’istituto. Il caso era stato preso in mano dai legali dell’associazione che, dopo aver verificato la congruenza dei racconti, avevano presentato un esposto. Anche da questo erano partite le indagini della Procura. Esposto che, come prassi di Antigone, era stato trasmesso anche all’allora Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
I fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, le denunce di tortura, costituiscono una ferita alla democrazia del nostro paese. Per questo Antigone aveva avanzato la richiesta di costituirsi parte civile. Per l’associazione stare nel processo è un elemento importante, che consentirà di portare anche il proprio contributo diretto nel chiarimento di quanto accaduto e delle responsabilità. Davanti a fatti come questi c’è bisogno di percorrere la strada della giustizia.
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