L'indagine
Pezzotto, scattano le denunce: ecco cosa rischiano i clienti

Un’inchiesta della Guardia di Finanza ha portato alla denuncia di 223 possessori di abbonamenti pirata alle pay tv di ogni genere, da Netflix a Sky, o come è meglio conosciuto il “pezzotto”. È la prima volta che in Italia avviene una maxi operazione di questo tipo. La legge sul diritto d’autore prevede la confisca degli strumenti utilizzati: ai clienti, dunque, in caso di condanna verranno confiscati il televisore, computer o smartphone. Rischiano inoltre la reclusione fino ad otto anni e una multa di 25 mila euro.
Il sistema funziona tramite una tecnologia che acquisisce i palinsesti televisivi e li ridistribuisce tramite internet. I clienti- pirati pagano un abbonamento illegale per connettersi al flusso tramite pc, smart-tv, tablet, smartphone o addirittura decoder collegato al web. Per averlo in casa bisogna trovare l’”addetto” che fa l’istallazione a domicilio dietro compenso nettamente inferiore rispetto a quanto costerebbe l’abbonamento lecito. Tutta l’operazione avviene sottobanco e attraverso il passaparola.
Le indagini in corso puntano ad individuare la centrale di trasmissione dei segnali illegali e delineano una complessa organizzazione fatta di decine di “riventditori”, “istallatori” e “tecnici”, che offrono il servizio a centinaia di clienti che non solo fruiscono illegalmente dei palinsesti ma alimentano il circuito criminale. Inoltre, il cliente si trova a condividere i propri dati personali con, inclusi quelli anagrafici e bancari con realtà criminali mettendo a rischio anche la propria sicurezza.
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