Negli scacchi c’è una famosa tattica difensiva conosciuta a livello internazionale. Si chiama Difesa Siciliana, una variante di mosse che intralciano le possibilità offensive dell’avversario, riducendone le capacità di manovra per raggiungere gli obiettivi.

È quello a cui abbiamo assistito la scorsa settimana in piena crisi “albanese”, che ha portato allo scontro due dei tre poteri definiti cardini di uno Stato da Montesquieu, quello politico e quello giudiziario. “Cosa è successo?”, chiederete voi. Mentre andava in onda lo showdown di Giorgia Meloni in Libano contro i magistrati che sanzionavano l’inutile gita della nostra Marina militare in Albania, a trasportare migranti ai sensi del decreto Cutro, il presidente della Repubblica – con mossa sottile e calcolata con i tempi di un attore consumato – si recava insieme al suo omologo oltre Adriatico in visita a Piana degli Albanesi, comunità “arbëreshë” tra le più rinomate dell’antica diaspora migratoria che dal paese dell’Aquila si sono insediate in Italia meridionale.

Il segnale è chiaro: tutti nella Storia possono essere migranti, e in questo caso perfettamente integrati. Gli albanesi sono presenti da 5 secoli in ben 5 comuni della provincia di Palermo. Che è poi la città in cui si teneva l’udienza – mediaticamente seguitissima – in contemporanea a Salvini, per il processo sul sequestro dei migranti della Open Arms. Se fosse stato ancora presente da queste parti Martin Scorsese (venuto di recente a prendere un premio a Polizzi Generosa, città dei suoi avi) ci avrebbe fatto un sequel tra Bravi Ragazzi e Taxi driver. Perché sta andando avanti una battaglia di nervi, su un problema per oggi inesistente, di proporzione sui numeri europei di cittadini, anche se dirimente.

Il garante

Mattarella, con questa mossa da scacchista esperto, si mette – come al solito – a difesa dei princìpi costituzionali e comunitari di cui è garante. Se un decreto legge urgente, avente bisogno di sua firma, arrivasse al Colle si rischierebbe lo scontro tra poteri. Se poi, per un ricorso pericoloso di Piantedosi, il famoso decreto Cutro andasse alla Consulta (e venisse pronunciata una sentenza di incostituzionalità) scenderebbe giù il cielo. Anche perché qualcuno nel governo conosce il principio di responsabilità collegiale presso la Corte dei Conti, per soli 800 milioni di euro, che discenderebbe da un pronunciamento della massima Corte?

La chiave per capire l’Italia

Non si sa se il presidente si sia mangiato uno dei famosi cannoli di Piana, detta anche Piana dei Greci, per il rito greco ortodosso di quella Eparchia. Però se la Meloni non si trova dei giuristi molto all’altezza, e sapientemente ascoltati, rischia di non mangiare la colomba. Sempre che la Finanziaria metta al sicuro il panettone. La mossa di Mattarella nella sua terra di Sicilia è molto simbologica. Secondo Goethe, l’isola è la chiave per capire l’Italia. Ma a Palazzo Chigi il famoso scrittore tedesco è stato sostituito da Tolkien, che sicuramente la Sicilia e l’Italia non le conosceva. Lui viveva in un mondo fantastico popolato da mostri complottisti ed Elfi, ma noi in Sicilia abbiamo avuto i Ciclopi, Eolo re dei venti ed Efesto che batteva il martello nel vulcano più grande d’Europa, altra Storia. Meloni e Salvini dovrebbero stare attenti a questa terra.