La relazione annuale sul Piano Mattei per l’Africa, che domani sarà sul tavolo della Commissione Esteri a Montecitorio, ha presentato lo stato dei progetti nel continente africano. Stando a quanto riportato nel documento sarebbero già stati stanziati circa 600 milioni di euro e per il 2025 è previsto  l’ampliamento dei partner africani. Nella relazione c’è anche un forte richiamo all’Europa ed ad una crescita del rapporto con la Commissione Europea in vista di un rafforzamento del peso dei progetti nei paesi coinvolti.

Uno dei principali obiettivi è lo sviluppo del cosiddetto “Corridoio di Lobito”, un passaggio fondamentale che coinvolge ben tre stati africani. Lobito è un porto sull’Oceano Atlantico in territorio angolano e storicamente è sempre stato un riferimento per il commercio dell’enorme Repubblica Democratica del Congo che ha un minuscolo accesso al mare senza infrastrutture decenti per esportare i propri prodotti. Il porto di Lobito dovrebbe diventare punto di riferimento per l’export sia del Congo che dello Zambia, altro stato privo di sbocco sul mare. Anche l’Angola naturalmente avrebbe la possibilità di usufruire della modernizzazione di questo porto che potrebbe così diventare uno dei più importanti dell’intero continente africano.

Questo progetto che nasce per la commercializzazione delle materie prime come il rame dello Zambia ed il cobalto e coltan della Repubblica Democratica del Congo vede il coinvolgimento anche degli Stati Uniti e dell’Unione Europea e potrebbe cambiare i trasporti in Africa australe. L’Italia ha stanziato 300 milioni per il Corridoio di Lobito, facendone uno dei progetti più importanti almeno in questa prima fase del Piano Mattei. L’idea sarebbe di lavorare congiuntamente con il progetto europeo Global Gateway, risposta di Bruxelles alla Via della Seta della Cina, ma che pare ancora soltanto sulla carta.

Si era parlato di una stanziamento iniziale di circa 300 miliardi per questo progetto e di affidare la guida a Mario Draghi, ma per il momento tutto resta fermo. Il Piano Mattei sta facendo partire diversi progetti nel Maghreb dal Marocco alla Tunisia, in Egitto, nel Corno d’Africa, in Costa d’Avorio ed in Mozambico che spaziano dalla formazione al sostegno all’artigianato e alla piccola e media impresa fino alla green economy. Soprattutto gli stati arabi che si affacciano sul Mediterraneo sono grandi produttori del famoso idrogeno verde e potrebbero avere un ruolo determinante nella transizione energetica di tutta l’Europa. La Cop29, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, ha però dimostrato come i paesi africani siano stanchi delle promesse e si aspettino progetti concreti che possano aiutarli nello sviluppo e nella crescita, anche ambientale un tema che gli africani sentono molto di più di quello che si crede.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi